Resta nell'ovile
- by LDL
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21 marzo 2019
Lettura: Giovanni 10:7-18
È un brano molto conosciuto, ma la Parola di Dio ha sempre delle risorse anche su racconti conosciuti. Perché Gesù ci paragona a delle pecore? Poteva paragonarci ad altri animali. Le pecore sono innocue, mansuete, tenere, ma tendono a smarrirsi facilmente.
(Isaia 53:6) Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Noi ci perdiamo quando distogliamo il nostro sguardo dal pastore, e quando rientriamo nell’ovile siamo sfiniti e oppressi. Una similitudine dell’ovile è la chiesa, il corpo di Cristo. L’ovile rappresentare il luogo dove riposare ed essere al sicuro dai pericoli esterni.
La chiesa rappresenta riposo e gran ristoro, comunione nella preghiera, meditazione della Sua Parola, il confrontare le varie esperienze su sentieri dove la vegetazione s’intreccia con i profumi dei campi. Dio fa cose straordinarie per noi.
(I Corinzi 1:30) Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione.
(v. 17-18) Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. 18 Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio».
Siamo paragonati alle pecore quando ascoltiamo la voce del nostro buon Pastore, ovvero quando studiamo e meditiamo la Sua Parola. Se la parola di Dio è nei nostri pensieri, il risultato automatico è quello di seguire il nostro buon Pastore per vivere nella completezza dell’ovile e quindi della chiesa. I primi Cristiani erano assidui nel rompere il pane, nella preghiera. Vivere una vita nuova in Cristo significa amare Gesù, seguire i suoi comandamenti e i suoi precetti. Vivere può essere una cosa biologica, ma la vita in Cristo va’ vissuta spiritualmente.
Il Signore vuole per noi una vita esuberante e traboccante. Cristo ci ha comprati non con oro e argento, ma col suo sangue prezioso. Per questo motivo è inaccettabile che gli offriamo meno del nostro potenziale spirituale. Domani dovremo rendere conto di ciò che possiamo fare oggi, ma non lo facciamo perché pensiamo a fare altro. Gesù ci conosce personalmente: Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me.
La concupiscenza della carne e degli occhi (il nemico), sono cose che avvengono quando distogliamo il nostro sguardo da Gesù. Le cose che appartengono ad una vita materiale e terrena sono solo per un tempo, ma le cose importanti sono spirituali ed eterne. Ciò che è temporaneo è visibile, ma ha poco valore. Domanda: su che cosa è fondata il progetto della nostra vita? Su cose temporanee o su cose celesti? Tre sono le cose che devono motivare la nostra esistenza: la fede, la speranza e l’amore (I Corinzi 13).
Il lavoro del pastore è molto duro: non potrà mai dire di aver terminato il suo lavoro e non pensa mai di andare in vacanza o a qualche giorno di riposo, ma ha una cura costante per il suo gregge ed è sempre pronto alle necessità delle sue pecore. È sempre vigilante e presente. Giacobbe lavorò per 20 anni per le pecore di suo zio Labano e, ad un certo punto avrebbe voluto avere un po’ di tempo per sé stesso, ma il lavoro di Giacobbe fu duro e regolare (Genesi 32:38-40).
(Salmo 121: 2). Il mio aiuto vien dal SIGNORE, che ha fatto il cielo e la terra.
Chi appartiene a Cristo sperimenta ciò perché Egli, non solo ha dato la Sua vita per salvarci, ma anche per essere il nostro buon Pastore. Siamo chiamati ad essere dei figli di Dio maturi spiritualmente. Il credente consacrato non né settario, né geloso, né litigioso, ma desideroso di approfondire la sua conoscenza e la sua stretta comunione con Dio.
Il credente stretto a Dio non si svia facilmente perché segue il suo buon pastore e allo stesso tempo cresce nella fede insieme ai propri fratelli in Cristo per assomigliare al buon pastore.
(Efesini 4:13-16) fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore.
(Giacomo 3:17) La saggezza che viene dall'alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia.
Seguiamo fedelmente in un modo potente la Parola di Dio. Sforziamoci di non distogliere mai lo sguardo dal buon pastore. Siamo cittadini dei cieli, non più sudditi del male ma di un regno celeste e viviamo nell’attesa del ritorno di Cristo, che può avvenire da un momento all’altro. Allora saremo liberi da questo corpo corruttibile che sarà trasformato in un corpo glorioso. Attendiamo Cristo gioiosamente nella piena convinzione di ciò che ci aspetta dopo questa vita terrena, ma nel contempo di quest’attesa il nostro cuore non sia turbato.