Il giorno più importante
- by GR
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15 ottobre 2020
Lettura: I Tessalonicesi 5:1-11
È un testo che ci parla del rapimento della chiesa e della seconda venuta di Cristo. Troviamo alcune specificazioni che riguardano la nostra vita di credenti su questa terra. L’apostolo Paolo ha insegnato tante cose in questa lettera a dei credenti con una fede esemplare, che vivevano la loro vita in Cristo guidati dallo Spirito Santo.
L’apostolo Paolo ribadisce che il ritorno di Cristo sarà senza preavviso. Dio non rivela quando ritornerà, ma ci chiama ad essere pronti. È quindi inutile fare affermazioni circa la data del ritorno di Cristo.
(I Tessalonicesi 5:1-2) Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte.
La prima specificazione è che Cristo ritornerà senza preavviso per prendere con sé i credenti. Egli verrà come un ladro nella notte.
L’apostolo Paolo parla anche delle persone che non credono in Cristo.
(I Tessalonicesi 5:3) Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno.
Tanti chiedono pace, sicurezza, benessere e tranquillità, ma quando gli uomini diranno “pace e sicurezza” una rovina improvvisa verrà loro addosso. Questo brano ci parla delle conseguenze di coloro che non hanno creduto in Cristo: non essendo pronti, il ritorno di Cristo sarà per loro drammatico, perché saranno giudicati. Alcuni affermano che Dio alla fine salverà tutti perché Egli è buono, ma la bibbia non insegna questo.
(I Tessalonicesi 5:5) Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.
L’apostolo Paolo specifica quali sono le caratteristiche dei credenti e dei non credenti. I non credenti vivono nelle tenebre (la notte ha un significato di immersione nel peccato), mentre i credenti sono figli della luce.
(I Tessalonicesi 5:6) Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri;
La prima esortazione rivolta ai credenti è di vegliare. Vegliare implica un’attenzione particolare da parte nostra. Il fatto di essere figli di luce, implica che siamo chiamati a rimanere svegli nella nostra realtà che viviamo. Quindi valutare tutte le cose alla luce della parola di Dio. Ogni decisione che facciamo è importante per noi. Dobbiamo essere svegli e quindi spiritualmente preparati e attenti in ogni aspetto della nostra vita.
La seconda esortazione è di essere sobri e non ubriachi. Il termine sobrio è contrapposto a ubriaco. Essere sobri, riferito ai credenti, ha il significato di stare tranquilli, essere persone serie ed attente. La caratteristica di una persona ubriaca, invece, per l’alcol che ha ingerito, è la perdita del controllo della sua coscienza e della sua persona. Essere sobri quindi indica che come credenti siamo chiamati ad avere il controllo totale della nostra vita, dei nostri sensi, della nostra coscienza, di tutta la nostra esistenza. Restare quindi spiritualmente svegli in ogni momento della nostra vita.
Mentre gli altri vivono una vita lontana da Cristo, il Signore ci chiama ad essere sobri e non essere presi dai tanti pensieri della vita per non riuscire ad essere attenti nelle cose spirituali. Dobbiamo tenere fisso il nostro sguardo su Gesù.
(I Tessalonicesi 5:7-8) poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore e preso per elmo la speranza della salvezza.
Dobbiamo essere sobri perché abbiamo rivestito la corazza della fede e dell’amore e preso per elmo la speranza della salvezza.
Questo è il secondo e unico brano in cui ci viene parlato dell’armatura del credente. In Efesini (6:10-20) ci viene fatto un elenco di elementi che compongono l’armatura del credente. In particolare, nella lettera di Paolo agli Efesini, si parla di corazza della giustizia, mentre in questo testo si parla di corazza della fede e dell’amore.
L’apostolo Paolo specifica il senso e il significato della corazza. Il verbo rivestire implica che ogni giorno, come credenti, siamo chiamati a rivestirci della verità della Parola di Dio anziché dei consigli del mondo o del nostro discernimento. Inoltre la fede del credente si manifesta anche attraverso l’amore che abbiamo verso gli altri credenti.
Altro elemento dell’armatura del credente che troviamo in questo brano è l’elmo della speranza della salvezza che coincide con la dizione che troviamo nella lettera agli Efesini. Vuol dire che, come credenti, dobbiamo vivere quotidianamente questa speranza. Si possono avere tante speranze nella vita (carriera, soldi, etc…), ma il credente deve sperare nella salvezza. Nel parlare dell’armatura del credente, l’apostolo Paolo, mette in enfasi la fede, la speranza e l’amore che sono le tre cose che durano. Anche nella lettera ai Romani, l’apostolo Paolo riprende questi tre aspetti.
(I Corinzi 13:13) Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore.
(Romani 5:1-5) Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.
Nella vita del credente devono esserci questi tre aspetti fondamentali: la fede, la speranza e la carità. La fede e l’amore rappresentano la corazza che proteggono il nostro cuore e il nostro corpo. L’elmo della salvezza protegge la nostra mente e rappresenta la speranza della salvezza.
(I Tessalonicesi 5:9-10) Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.
In questi ultimi versi vi è un concentrato di dottrina cristiana. Afferma che chi è salvato non è destinato all’ira di Dio, perché il credente ha la certezza di essere un Suo figlio.
(Giovanni 5:24) In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
(Giovanni 3:36) Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
La salvezza quindi rappresenta la base della nostra relazione con Dio per mezzo della fede.
(I Tessalonicesi 5:9-10) Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri, come d’altronde già fate.
L’apostolo Paolo ribadisce, ai credenti di Tessalonica, di consolarsi a vicenda ed edificarsi gli uni gli altri. I credenti di Tessalonica erano persone che vegliavano, che non dormivano e che aveva indossato la corazza della fede e dell’amore e l’elmo della speranza della salvezza. La consolazione passa per l’edificazione reciproca.
L’elemento che deve caratterizzare la mente del credente è la speranza del ritorno di Cristo. Non conosciamo il giorno, ma è quello più importante per ciascuno di noi.