Consolati per sopportare
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20 dicembre 2020
Lettura: II Corinzi 1:1-11
La parola consolazione è ripetuta diverse volte in questi cinque versi, e il messaggio che vuole dare l’apostolo Paolo ai credenti di Corinti è che in Dio c’è consolazione, una consolazione profonda che procede dal Dio di ogni consolazione.
La consolazione deve farci pensare ai bambini che piangono. Tante volte basta un gesto di consolazione per farli passare dal pianto al riso. I bambini facilmente si consolano con un piccolo gesto. È sufficiente prenderli con dolcezza. A volte basta una caramella o un ovetto kinder.
Ecco perché il Signore ci dice di diventare come dei piccoli fanciulli perché abbiamo bisogno di essere consolati (Matteo 18:4).
A differenza dei bambini, noi adulti siamo complicati, ma Dio è il nostro Padre che vuole consolarci come dei figli. Un bambino si consola facilmente quando si sente amato, e se crediamo che Dio ci ama, allora ci faremo consolare da Dio.
Il termine consolazione, dal greco, vuol dire stare al fianco di qualcuno per aiutarlo. In altre parole, quando Dio mi dice che mi vuole consolare, vuol dire che viene vicino a me e, se necessario mi prende in braccio.
(Deuteronomio 33:27) Il Dio eterno è il tuo rifugio; e sotto di te stanno le braccia eterne. Egli scaccia davanti a te il nemico e ti dice: "Distruggi!"
(Isaia 66:13) Come una madre consola il proprio figlio, così io consolerò voi e sarete consolati in Gerusalemme.
(II Corinzi 1:3) Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione.
Altri termini ripetuti, in contrapposizione, sono afflizione e sofferenza.
Il termine afflizione, dal greco, significa oppressione o tribolazione. L’oppressione o la tribolazione provengono dall’esterno. Il termine sofferenza, dal greco è pathos (tradotto con patema) e si riferisce ad una sofferenza interiore, un peso che si ha dentro. A volte il patema può essere anche peggiore dell’afflizione. Tutti noi abbiamo le nostre afflizioni e i nostri patemi, ma c’è l’Iddio di ogni consolazione. La bibbia afferma che non esiste afflizione o patema che Dio non può consolare.
Due considerazioni.
(II Corinzi 1:4) il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.
La prima è che la consolazione di Dio ci rende capaci di consolare gli altri.
In altre parole, avendo sperimentato la consolazione di Dio possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione. Se siamo afflitti possiamo passare nella categoria dei consolatori, diventare degli afflitti trasformati in consolatori.
Laddove non abbiamo sperimentato determinate afflizioni, quali possono essere ad esempio una malattia o la perdita di un figlio, non siamo in grado di consolare gli altri. Solo quando si passa per un’afflizione si acquista una sensibilità particolare per quella afflizione e quindi essere in grado di trasferire la propria esperienza di consolazione.
Quando siamo nell’afflizione e permettiamo a Dio di consolarci, in noi vengono a crearsi delle sensibilità maggiori per quell’afflizione. Se come Cristiani sperimentiamo la consolazione di Dio, allora possiamo consolare gli altri.
L’apostolo Paolo parlava in questi termini ai credenti di Corinti perché aveva collezionato una certa esperienza in termini di afflizioni e patemi.
(II Corinzi 11: 24-28) Spesso sono stato in pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. Oltre a tutto il resto, sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese.
La capacità di consolare è legata alla nostra esperienza di consolazione ricevuta da Dio. Non è qualcosa di umano, ma spirituale. Per diventare dei consolatori, ci vuole la consolazione di Dio nei nostri cuori.
La seconda è che la consolazione di Dio ci rende capaci di sopportare.
(II Corinzi 1:6) Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo.
C’è una forza, una scuola e un’opera della consolazione. La consolazione è l’elemento che produce un’opera efficacemente (forte) nel farvi diventare capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo.
Quando un cuore è consolato da Dio acquisisce anche la capacità di sopportare. Abbiamo bisogno di imparare a sopportare.
In generale assistiamo ad un’insofferenza dilagante. Non c’è più sopportazione. I matrimoni sono in sofferenza perché non c’è sopportazione e alla prima crisi o al primo “non mi sta bene” si manifesta la propria insofferenza e si rompe il matrimonio. Il mondo è pieno di insofferenza.
Il sopportare non è nella nostra natura umana. A nessuno piace soffrire, ma tutti noi dobbiamo imparare a sopportare.
C’è chi manifesta l’insofferenza per un dito che gli fa male, e chi sta per morire e non si lamenta, ma che forse non sopportava delle cose più banali. La sopportazione non riguarda solo il dolore fisico, ma tante altre cose (all’interno della nostra stessa casa, o il vicino di casa, o l’ambiente di lavoro in cui siamo, o la nostra chiesa).
La consolazione ci rende capace di sopportare qualsiasi afflizione, e quando non c’è sopportazione c’è fallimento. L’atteggiamento del cristiano è sopportazione.
(Colossesi 3:13) Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro.
(I Corinzi 13:7) L’amore è paziente… … soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
Dio ci ama e questo vuol dire che ci sopporta e noi abbiamo bisogno della Sua consolazione per imparare a sopportare. Quando siamo nell’afflizione, Dio è pronto a consolarci e da questo deriva la forza per sopportare.
La capacità di sopportare è una cosa che s’impara nella sofferenza e nella consolazione. Se Dio non ci consolasse, saremmo afflitti e allo stesso tempo non saremmo capaci di sopportare e, di conseguenza, la reazione sarebbe quella dell’insofferenza.
Quante cose ha dovuto sopportare Gesù Cristo?
Il profeta Isaia (800 a.C), ci descrive le sofferenze di Cristo.
(Isaia 53:3) Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.
Gesù ha sopportato le ingiustizie e le delusioni.
I farisei che lo circondavano cercavano di trovargli una parola sbagliata per accusarlo. Dopo che Gesù guariva persone e scacciato demoni gli dicevano (Matteo 12:24) «Costui non scaccia i demòni se non per l'aiuto di Belzebù, principe dei demoni». Queste erano parole pesanti che hanno risuonato, nel suo cuore, sofferenza. Gesù fu continuamente calunniato (samaritano, indemoniato, amico dei peccatori, beone, mangione).
(Matteo 26:59-61) I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire; e non ne trovavano, benché si fossero fatti avanti molti falsi testimoni. Finalmente, se ne fecero avanti due che dissero: Costui ha detto: "Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".
Gesù è stato condannato a morte in un processo farsa. I farisei cercarono in tutti modi una qualche falsa testimonianza contro di lui per condannarlo, ma non ne trovavano e hanno manipolato le sue parole. Gesù ha sopportato questa ingiustizia nel silenzio.
Gesù è stato abbandonato dai suoi amici. Gesù rivolge queste parole ai suoi discepoli (Giovanni 15:15) …io non vi chiamo più servi, ma amici…, ma dopo qualche ora (Matteo 26:56) …tutti lo abbandonarono e fuggirono. Qualche momento prima Pietro disse a Gesù (Matteo 26:33): Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò.
(Giovanni 16:32) L'ora viene, anzi è venuta, che sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
La consolazione di Gesù veniva dalla presenza del Padre, e noi possiamo fare la stessa esperienza. Se Dio è con te, puoi imparare a sopportare ogni ingiustizia e ogni delusione.
(I Pietro 2:19-20;24) Perché è una grazia se qualcuno sopporta, per motivo di coscienza dinanzi a Dio, sofferenze che si subiscono ingiustamente. Infatti, che vanto c'è se voi sopportate pazientemente quando siete malmenati per le vostre mancanze? Ma se soffrite perché avete agito bene, e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio.
Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente;
Portiamo le nostre ingiustizie e le nostre delusioni ai piedi di Gesù perché Egli ci comprende.
Gesù ha sopportato la tentazione.
(Ebrei 4:15) Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.
(Matteo 4:1) Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
L’apostolo Giacomo afferma (Giacomo 1:14) …ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce…, ma Gesù è stato tentato direttamente dal diavolo in persona.
(Matteo 4:3) «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani».
(Matteo 4:6) «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: "Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra"»
(Matteo 4:9) «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori».
Gesù non ha mai operato un miracolo per sé stesso perché la sua missione è stata quella di annichilirsi per salvare l’umanità. Tre tentativi di satana che esprimono la concupiscenza della carne, degli occhi e la superbia della vita.
(I Giovanni 2:16-17) Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.
(Luca 4:13) Allora il diavolo, dopo aver finito ogni tentazione, si allontanò da lui fino a un momento determinato.
Il diavolo ha tentato Gesù nel deserto con il suo campionario completo e non è stata la sua ultima volta, ma fino all’ultimo tramite le parole di passante sotto la croce (Matteo 27:40) «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!»
Gesù ha sopportato fino all’ultimo la tentazione, e la forza della consolazione derivavan dalla presenza del Padre e dalla scrittura.
(Romani 15:4) Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza.
(Salmo 119:9) Come potrà il giovane render pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola.
La brutta notizia è che le tentazioni e i patemi li avremo per tutta la vita, ma la buona è che in Dio abbiamo la vittoria. La consolazione di Dio ci rende vittoriosi sulla tentazione per vivere una vita esuberante. Quando siamo tentati, Dio ci da sempre una via d’uscita, e la via di uscita è la parola di Dio che ci consiglia affinché la possiamo sopportare.
(I Corinzi 10:13) Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare.
Gesù ha sopportato il dolore
Il dolore è una cosa che mette paura al genere umano. Quanto dolore ha sopportato Gesù Cristo?
Nel sinedrio lo bendarono (Matteo 26:67-68) …gli sputarono in viso e gli diedero dei pugni e altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «O Cristo profeta, indovina! Chi ti ha percosso?
Poi lo portarono davanti a Pilato e i soldati nel pretorio (Matteo 27:28-31) spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto; intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: «Salve, re dei Giudei!» E gli sputavano addosso, prendevano la canna e gli percotevano il capo. E, dopo averlo schernito, lo spogliarono del manto e lo rivestirono dei suoi abiti; poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Poi lo portarono sulla croce. Può Gesù non capire il tuo dolore o il tuo travaglio? Perché Gesù ha sopportato?
(Ebrei 12: 2) Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.
(Isaia 53:10) Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani.
C’è questa similitudine: il momento prima della nascita di un bambino si chiama travaglio, c’è dolore. I mariti non soffrono per questo momento, ma chi soffre è la mamma e lo fa per la gioia di veder nascere il suo proprio figlio. Quel travaglio è sopportato per stringere la sua discendenza.
Il dolore che ha sopportato Gesù è perché vedeva noi. Tutti noi, un giorno, sperimenteremo un dolore o una sofferenza, e se dovessimo passare un qualche travaglio, ricordiamoci che Gesù lo ha portato con sé sulla croce.
(Isaia 53:4-5) Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.
(Proverbi 14:32) L'empio è travolto dalla sua sventura, ma il giusto spera anche nella morte.
Se anche dovessimo passare qualche travaglio, anche davanti alla morte, ricordiamoci che niente può toglierci la consolazione di Dio.