Qual'è il tuo mar rosso?
- by GP
-
Visite: 279
01 aprile 2021
Lettura: Esodo capitoli 13 e 14
Ci sono momenti nella nostra vita in cui la tentazione di ritornare a fare quello che facevamo prima che sia un lavoro, una vecchia abitudine, una vecchia routine sono così forti da farci rimpiangere il passato.
Le difficoltà che affrontiamo, i momenti di sconforto o qualche cocente delusione ci portano a chiederci se abbiamo fatto la scelta giusta o se quello che stiamo vivendo sia veramente migliore di ciò che ci siamo lasciati alle spalle.
Questi sono dei momenti davvero bui nei quali è importante ricordarci in quale direzione stiamo andando, l’intenzione di voler proseguire per la giusta direzione e soprattutto che Dio è con noi e che ci ama.
Sfogliando la Bibbia, ed esattamente leggendo la storia del popolo d’Israele nel libro dell’Esodo possiamo trovarne un esempio che si applica anche a noi ed è di grande incoraggiamento.
Verso la parte finale del capitolo 13 e tutto il capitolo 14 troviamo descritto un momento cruciale nella vita del popolo che Dio si era scelto..il passaggio del Mar Rosso.
Leggeremo solo pochi versi per avere un quadro generale di ciò che il popolo d’Israele ha affrontato:
“Quando il faraone ebbe lasciato andare il popolo, Dio non lo condusse per la via del paese dei Filistei, benché fosse vicina, poiché Dio disse: <<Bisogna evitare che il popolo, di fronte a una guerra, si penta e torni in Egitto>>. Dio fece fare al popolo un giro per la via del deserto verso il mar Rosso. I figli d’Israele partirono armati dal paese d’Egitto.”
(Esodo 13:17-18) Il Signore andava davanti a loro: di giorno, in una colonna di nuvola per guidarli lungo il cammino; di notte, in una colonna di fuoco per illuminarli, perché potessero camminare giorno e notte. Egli non allontanava la colonna di nuvola durante il giorno, né la colonna di fuoco durante la notte, dal cospetto del popolo.
(Esodo 13:21-22) Quando il faraone si avvicinò, i figli d’Israele alzarono gli occhi; ed ecco, gli Egiziani marciavano alle loro spalle. Allora i figli d’Israele ebbero una gran paura, gridarono al Signore e dissero a Mosè: «Mancavano forse tombe in Egitto, per portarci a morire nel deserto? Che cosa hai fatto, facendoci uscire dall’Egitto? Era appunto questo che ti dicevamo in Egitto: “Lasciaci stare, ché serviamo gli Egiziani!” Poiché era meglio per noi servire gli Egiziani che morire nel deserto». E Mosè disse al popolo: «Non abbiate paura, state fermi e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi; infatti gli Egiziani che avete visti quest’oggi, non li rivedrete mai più. Il Signore combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli».
Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi a me? Di’ ai figli d’Israele che si mettano in marcia. Alza il tuo bastone, stendi la tua mano sul mare e dividilo; e i figli d’Israele entreranno in mezzo al mare sulla terra asciutta. Quanto a me, io indurirò il cuore degli Egiziani e anch’essi entreranno dietro di loro; io sarò glorificato nel faraone e in tutto il suo esercito, nei suoi carri e nei suoi cavalieri.”
(Esodo 14:10-16) I figli d’Israele invece camminarono sull’asciutto in mezzo al mare, e le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra. Così, in quel giorno, il Signore salvò Israele dalle mani degli Egiziani, Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare. Israele vide la grande potenza con cui il Signore aveva agito contro gli Egiziani. Il popolo perciò ebbe timore del Signore, credette nel Signore e nel suo servo Mosè.
Leggendo la storia d’Israele appare chiaro fin da subito che Dio aveva tutto in controllo ed un piano ben dettagliato per consentire al popolo di fuggire dagli egiziani.
L’esperienza d’Israele deve farci riflettere e portarci a chiedere:
Quante volte Dio mi ha fatto attraversare il “deserto” per scamparmi da un pericolo senza che io lo sapessi?
Spesso siamo inclini a giudicare i piani di Dio quali irrazionali o non abbastanza convenienti, il motivo per il quale Dio permette che attraversiamo un “deserto” nella nostra vita, è per evitare che una certa difficoltà non ci scoraggi e ci riporti a quel punto di partenza nel quale eravamo schiavi di qualcosa. Anche se al momento della prova non ci è chiaro, successivamente potremo ringraziare il Signore di averci salvato da una situazione per noi difficile e ringraziarLo per il suo protettivo amore.
È importante ricordare che il Signore traccia la strada per noi, come per il popolo d’Israele Dio ci fornisce protezione e guida nel nostro cammino verso la promessa Gerusalemme celeste.
Traslitterando le parole del verso 21 la nuvola per noi che viviamo nel tempo della grazia, rappresenta lo Spirito Santo ed il fuoco la parola di Dio (La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero. Salmo 119:105).
E come per Israele Dio non ci lascia mai orfani né dell’uno né dell’altro dono.
L’amore di un Dio che si prende cura di noi e ci fornisce gli strumenti necessari per fuggire quotidianamente dalla schiavitù verso la libertà devono darci conforto e sicurezza.
Ma, come accadde per il popolo d’Israele la nostra mente e poca fede ci fanno dubitare, portandoci alle nostre preoccupazioni anziché restare concentrati su Dio.
E succede l’inevitabile, il nostro cervello si “spegne” compromettendo la nostra capacità di risolvere problemi, prestare attenzione, rimanere flessibili e farci prendere dal panico bloccandoci.
Rimuginiamo su quello che ci siamo lasciati alle spalle, richiamando alla mente momenti di apparente felicità, rimpiangendo il passato desiderando di ritornare a quello che abbiamo lasciato, il quale poteva essere anche qualcosa di apparentemente buono (ad esempio un lavoro, vivere in un’altra città, ecc..) ma che nella condizione attuale e con una mente razionale la vecchia condizione non è più adatta a noi.
Succede che iniziamo ad accusare Dio di averci portati in una situazione scomoda, dolorosa o pericolosa e desideriamo ritornare ad una condizione che analizzata a mente lucida non era poi così bella come ora pensiamo.
Ecco perché è importante fissare la mente su ciò che conta, focalizzando il nostro cuore sulle verità di Dio, come Mosè aveva ricordato al popolo d’Israele che il Signore avrebbe combattuto per loro, e loro avrebbero dovuto restare tranquilli (vv.14).
Restare tranquilli è una disciplina che richiede una continua pratica e tanta consapevolezza, l’azione del restare tranquilli tende ad affinare i nostri sentimenti e ci rende sempre più consapevoli della presenza di Dio nelle nostre circostanze presenti.
E ci porta all’azione, come per il popolo d’Israele non siamo più bloccati dai nostri pensieri ingannevoli o dalle nostre paure, ma iniziamo a “marciare” perché sappiamo che Dio combatte per noi e ci porterà in salvo.
Quando ci fidiamo di Dio siamo in grado di vedere il Dio dei miracoli che ci guida nel mezzo delle grandi difficoltà le quali non sono in grado di sommergerci perché Dio è con noi.
Qualunque cosa affrontiamo nelle settimane a venire, ricordiamoci che nulla di ciò che sperimentiamo è incerto per Dio. È stato all'opera nel nostro passato, è qui nel nostro presente e detiene il nostro futuro. Tteniamoci fermamente stretti alle Sue promesse e confidiamo che Lui è buono.