La gioia cristiana
- by AR
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28 marzo 2021
Lettura: Matteo 5:1-12
Le beatitudini presentano il carattere del Cristiano. Tante volte, come credenti, siamo proiettati più verso le opere e non ci preoccupiamo delle qualità che dobbiamo manifestare.
Questo è un brano che scopre il nostro interiore, ovvero ciò che noi siamo. Gesù punta il dito su ciò che il discepolo è, e ogni discepolo che manifesta questi atteggiamenti è dichiarato beato. Possiamo essere dei credenti convertiti da tanti anni, ma in realtà possiamo essere infelici.
(Matteo 5:3) Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
Il regno dei cieli appartiene ai poveri in spirito. Chi è il povero? È una persona che materialmente si trova nel bisogno, ma la povertà spirituale è tutt’altra cosa. L’essere poveri in spirito è una qualità che viene elogiata dai profeti.
(Isaia 57:15) Infatti così parla Colui che è l'Alto, l'eccelso, che abita l'eternità, e che si chiama il Santo. «Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi.
Essere poveri di spirito significa riconoscere di essere dei falliti davanti a Dio. Nella parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18: 9-14), viene reso bene questo concetto: la preghiera del fariseo viene da un cuore orgoglioso e superbo “…io non sono come gli altri uomini…”. In questo atteggiamento il fariseo parla di sé stesso. Era convinto che lui era il migliore presentando il suo curriculum: la decima, il digiuno. Questa è la natura umana peccatrice e decaduta dell’uomo.
Al contrario, il pubblicano …se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto…!". Anche il pubblicano parla di sé stesso, ma in questo modo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore!"
(Apocalisse 3:15-17) "Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Tu dici: 'Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!' Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo.”
Il punto più basso come credenti che possiamo toccare è proprio quando ci sentiamo autosufficienti …io non ho bisogno di niente….
La benedizione riservata ai poveri in spirito ha una portata eterna: di loro è il regno dei cieli. Il regno di Dio non è dato a chi si sente adeguato o autosufficiente, ma ai poveri in spirito. Questa è la regola per entrare nel regno dei cieli: sentirsi piccoli e inadeguati. Solo chi implora la misericordia di Dio può entrare nel Suo regno. Dio si rivela non a chi confida in sé stesso o chi conta sulle sue capacità, ma a chi è umile di spirito.
I farisei si erano autoconvinti di essere giusti, e questo è un atteggiamento che può caratterizzare anche la nostra vita. L’esempio della chiesa di Laodicea deve farci riflettere. Quello che dobbiamo fare e togliere dal nostro vocabolario la parola “io”.
(Matteo 5:4) Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati.
Gesù sta parlando del dolore del pentimento: è beato chi prova dolore per il proprio peccato. Una persona che non è salvata, dal momento in cui diventa consapevole della propria condizione di peccato, realizza il dolore del proprio peccato.
La conseguenza dell’essere povero in spirito è quella di fare cordoglio e soffrire per il proprio peccato. Oggi è un concetto che sembra passato di moda, ma chi soffre per il suo peccato e non lo addolcisce, sarà consolato.
A volte pensiamo, con i nostri limiti, di circoscrivere questo insegnamento. Invece dobbiamo provare dolore e sofferenza per i nostri peccati perché offendono Dio.
In questo corpo di carne, noi continueremo a peccare, ma quando pecchiamo e ci sentiamo addolorati allora torna la consolazione, la pace, il conforto e quindi la felicità.
La gioia Cristiana è legata al cordoglio per il proprio peccato. Se continuammo a peccare e a vivere nel peccato, Dio non potrà svolgere la sua opera di consolazione.
I poveri in Spirito entreranno nel regno dei cieli, e il disgusto per il proprio peccato è un processo che ci porta a ricevere la gioia della consolazione in Dio.
(Romani 7:24-25) Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.
Un giorno questa consolazione sarà completa, quando avremo un corpo glorificato che non potrà peccare.
(Matteo 5:5) Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.
È una beatitudine fuori dalla logica umana. Il mondo elogia la propria sicurezza, ma qui Gesù afferma: Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.
Essere mansueto significa essenzialmente avere un concetto giusto di sé stesso ed esprimerlo nell’atteggiamento e nella condotta che si ha verso il prossimo.
(Matteo 11:29) Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre.
(Filippesi 2:5-8) Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.
È difficile essere mansueti perché è una caratteristica che non appartiene alla natura umana. L’apostolo Paolo aveva un carattere forte ed una personalità dominante, ma mediante lo Spirito di Dio è diventato mansueto.
La mansuetudine è un meraviglioso frutto dello Spirito Santo. La mansuetudine secondo Dio non significa essere indolenti o calmi (esempio il temperamento di persone calme), ma manifestare il frutto della mansuetudine significa non esaltarsi, non vantarsi, essere paziente e manifestare la prontezza ad ascoltare.
La felicità annunciata della mansuetudine ci proietta nella dimensione escatologica di vivere, godere e possedere il regno di pace che verrà instaurato quando Cristo ritornerà.
(Salmo 37:11) Ma gli umili erediteranno la terra e godranno di una gran pace.
(Matteo 5:6) Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.
Il contesto ci proietta sul “piacere a Dio”, ovvero sulla santificazione. La fame di giustizia non si basa su quella dell’uomo, ma sul bisogno (fame e sete) di nutrirci della parola di Dio per crescere nella santificazione.
Sarà saziato: questa è la promessa! Solo in Dio possiamo essere soddisfatti. Per avere una vita piena e straordinaria, dobbiamo avere fame e sete di giustizia, crescere quindi nella santificazione e nella consacrazione per raggiungere la perfetta statura di Cristo.
(Matteo 5:7) Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
La misericordia è provare un sentimento di pietà verso il prossimo che ci porta all’azione. Gesù vede le folle come pecore senza pastore e ne ebbe compassione. La parabola del buon samaritano ci parla di misericordia. Dio ha avuto per l’umanità un sentimento di misericordia (eravamo morti) e ha provveduto, per la sua grazia, il riscatto dei nostri peccati e quindi la salvezza.
La promessa dell’essere misericordiosi è ricevere la misericordia di Dio. Ricevere la misericordia di Dio implica il ravvedimento e il perdono dei propri peccati.
Questa beatitudine ha un significato profondo: il fatto che siamo stati perdonati deve spingerci a perdonare. Quando non perdoniamo c’è un problema grosso.
È difficile essere misericordioso quando subiamo un torto e un’ingiustizia, ma chi si rende conto della propria miseria davanti a Dio allora gli viene facile usare misericordia. Senza la sua grazia non siamo nulla.
(Matteo 5:8) Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Il vangelo parla al cuore. La fede cristiana non è solo dottrina o intelligenza, ma la fede vera ha a che fare con il cuore.
In altre parole, il testo afferma: beato chi è sincero con Dio e non vive nell’ipocrisia. La bibbia afferma che il cuore dell’uomo non si può sanare, ma chi è sincero con Dio non vive nell’ipocrisia.
Il desiderio di Dio è che la verità risieda nei nostri cuori. Questa dovrebbe essere la nostra preghiera. Se la tendenza dell’uomo naturale è quella d’indossare delle maschere a seconda delle occasioni e vivere una vita finta e ipocrita, la promessa rivolta invece ai puri di cuori è quella di vedere Dio.
(Matteo 5:9) Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
È un atteggiamento e un segno della vita di Cristo in noi. Il principio generale è che come credenti siamo chiamati a vivere in pace.
(II Corinzi 13:11) Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d'amore e di pace sarà con voi.
Ognuno di noi è responsabile di vivere in pace, ma tante volte non dipende da noi. Per quello che possiamo fare, viviamo in pace. Satana cerca in tutti i modi di promuovere litigi e conflitti perché vuole che gli uomini seguano il suo modello di ribellione.
Adoperarsi per la pace ha un costo. Siamo pronti a chiedere perdono se abbiamo ferito qualcuno?
Perseguire la pace riguarda un’azione, e il mantenimento della pace incontra dei limiti nella verità.
(Matteo 5:10) Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
Gesù sta parlando della persecuzione subita per motivo di giustizia: “PER CAUSA MIA”. La chiesa occidentale vive poco queste parole.
(I Pietro 4:14) Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi.
Ci sono tanti esempi nella bibbia di uomini perseguitati perché erano giusti (Pietro, Paolo), e Gesù afferma se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
C’è da dire che tante volte la persecuzione non viene solo dal mondo, ma anche dall’interno, e la storia della chiesa lo conferma (falsi Cristiani).
Questa beatitudine ci fa comprendere un principio molto importante: un vero credente non può essere apprezzato da tutti. È una falsa idea pensare che il Cristiano debba essere piacevole e popolare. Gesù ha insegnato esattamente il contrario. Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Se tutti dicono bene di noi, probabilmente vuol dire che la nostra identità non è chiara.
(Matteo 5:11-12) Beati voi, quando insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.
Il cristiano verrà attaccato per la sua fede e non in modo lieve.
Se veniamo insultati non ci sentiamo bene. In che modo ci comportiamo? Possiamo fare tre cose: insultare anche noi, o rinnegare la fede o subire la persecuzione.
Questa è la regola: ogni vero discepolo sarà perseguitato. La vera chiesa incontrerà sempre degli ostacoli e opposizione. La persecuzione è il certificato del cristianesimo autentico.
La benedizione è ricevere un premio grande in cielo. Questo è il motivo per cui, anche nella persecuzione, possiamo essere allegri e giubilanti.
Che Dio ci guidi a restare fedeli alla nostra identità e a manifestare questi atteggiamenti del vero discepolo di Cristo.