Il vero adoratore
- by FT
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24 maggio 2020
Lettura: Giovanni 4:20-24
Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità».
Le parole di Gesù non fanno riferimento al culto di adorazione della domenica mattina, ma abbracciano l’interezza della vita: essere del continuo in comunicazione con Dio e una vita spesa al Suo servizio.
(Matteo 7:21) Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Per fare la volontà è necessaria questa comunicazione in spirito e verità, perché Dio è Spirito.
(Giovanni 3:3) Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio».
Per poter essere adoratore, figlio di Dio, ciascun uomo dev’essere nato di nuovo.
(Giovanni 1:11-12) È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome.
Ciascun uomo che ha creduto in Cristo, ha il diritto di essere chiamato figlio di Dio. Tutti coloro che si ravvedono, sono nati di nuovo, ed è per questa nuova nascita che si può essere in comunione con Dio sempre. Se sono un nato di nuovo, allora nella mia interezza devo adorare sempre.
(II Corinzi 5:17) Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.
La nuova vita non è più per sé stessi, ma per Dio, perché siamo stati acquistati con il sangue prezioso di Cristo, l’agnello di Dio che toglie il peccato nel mondo.
(Giovanni 15:1-2) Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più.
Troviamo in questo passo un riferimento alla botanica. La potatura dei tralci (separazione) serve a portare molto frutto, ma il fatto che i tralci sono attaccati alla vite, significa che senza di Dio non possiamo fare nulla. Dobbiamo dimorare in Dio. Ciò significa abitare in Dio tutti giorni della nostra vita. Certamente incontriamo delle difficoltà, ma Dio vuole che noi dimoriamo in Lui ed Egli in noi. È una comunione reciproca, non qualcosa d’inventato. È la realtà dei fatti. Il frutto della vite è l’amore che devo avere per Dio ogni giorno. Quale frutto dobbiamo portare? Dire semplicemente “Signore, Signore”? In Israele c’erano tanti altari dove si offrivano le oblazioni e le offerte, ma Gesù risponde alla donna samaritana che si deve adorare Dio in Spirito e verità, con un cuore sincero.
(Proverbi 23:26) Figlio mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie;
Gesù ha dato la sua vita per noi prendendo forma di servo (Filippesi 2) perché Dio ha tanto amato il mondo con un amore sproporzionato e inconcepibile. Quindi devo onorare Dio con la mia vita perch’Egli mi ha amato. La vera adorazione è spendere tutti i nostri giorni servendoLo e dare il mio cuore, la mia vita, a Lui.
Le vie del Signore sono tante e non sono la via del mondo. La via del mondo conduce alla perdizione, ma la via di Dio conduce alla vita eterna. Siamo stati chiamati alla vita eterna e Dio vuole che godiamo ogni giorno le ricchezze di questa vita.
Gesù si trovava a Capernaum e insieme ai suoi discepoli prese la barca a e disse: “passiamo all’altra vita” (Marco 4) per guarire un indemoniato. Durante la traversata si è scatenò una tempesta e i discepoli ebbero paura. Gesù disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». Questo brano c’insegna che la fede non dev’essere tiepida, ma vivente, perché Dio è vivente e noi serviamo un Dio vivente. La salvezza è personale e noi dobbiamo adorare Dio personalmente. Ciascuno di noi, individualmente, è chiamato figlio mio.
Nel dialogo tra Abramo e Isacco, quando la fede di Abramo venne messa alla prova perché fu chiamato ad offrire suo figlio Isacco in olocausto, Isacco disse al padre (Genesi 22:3): «Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». Abraamo rispose: «Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto». Dio conosceva Abraamo e Abraamo conosceva Dio.
(Apocalisse 3:20) Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.
Anche questo passo ci parla di comunione intima con Dio. Gesù è alla porta del cuore, per entrare e cenare con chi gliela apre.
(Giovanni 14:16-17) …e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi.
L’amore di Dio è grande. Dio infatti non ci ha lasciato soli, ma abbiamo il Consolatore, lo Spirito Santo che regna nei nostri cuori, ed è lo spirito della verità. È lo spirito Santo che ci guida ed è in noi. Gesù si è umanato per portarci la salvezza, ma lo Spirito Santo è la nostra guida. La salvezza è personale e tutto il nostro corpo dev’essere in adorazione.
(Luca 10:27) Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso».
(Matteo 6:33) Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più.
Dio già sa le cose di cui abbiamo bisogno e non dobbiamo fare alcuno sforzo per averle, ma dobbiamo affidare la nostra vita completamente nelle Sue mani. Dio vuole che lo coinvolgiamo nella nostra condotta di vita giornaliera.
(Romani 8:38-39) Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Nulla può separarci dall’amore di Dio.