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Un terreno da dissodare

Un terreno da dissodare

by AR
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07 giugno 2020
Lettura: Osea 10:12

Seminate secondo giustizia e farete una raccolta di misericordia; dissodatevi un campo nuovo, poiché è tempo di cercare il SIGNORE, finché egli non venga, e non spanda su di voi la pioggia della giustizia.

È un verso che ha un profondo significato riguardo al risveglio spirituale. Nell’ultimo mese è stato trattato per ben tre volte. Troviamo nella scrittura conferme di cos’è un risveglio spirituale, e questo verso ne delinea alcuni aspetti.

In generale, quando si parla di benedizioni e di promesse che troviamo nella bibbia, consideriamo la parte “piacevole” della Parola di Dio, ma c’è anche la parte che riguarda la santificazione, il ravvedimento, il giudizio, il risveglio. Il popolo d’Israele chiedeva al profeta Isaia (30:10) di non annunciare cose vere, ma di parlare di cose piacevoli. Cosa preferiamo sentire? Cose vere o cose piacevoli?

Il tema del libro di Osea è l’amore di Dio per il suo popolo infedele. Israele viveva nella totale infedeltà verso Dio. Vi era stato lo scisma che aveva separato la tribù di Giuda dalle tribù del nord, e la capitale delle dieci tribù era Samaria. Osea si trovava nel regno d’Israele e, a quel tempo, in Samaria, che era la capitale del regno d’Israele, si adorava un vitello. In pratica si era tornati ad adorare il vitello come nell’esodo. E Dio chiama questo popolo “adulteri”. Non si parla dell’adulterio del matrimonio, ma di quello spirituale, perché nel loro sviamento tradivano il vero Dio.

(Osea 1:2) Il SIGNORE cominciò a parlare a Osea e gli disse: «Va', prenditi in moglie una prostituta e genera figli di prostituzione; perché il paese si prostituisce, abbandonando il SIGNORE».

Dio chiede a Osea una cosa strana, ma in quel modo, il profeta Osea, avrebbe provato quello che Dio sentiva per Israele in quel tempo. Dio, che tipologicamente è lo sposo d’Israele, tradito dalla sua sposa che tipologicamente è Israele. Dio manda il suo messaggio di rimprovero, ma anche d’amore.

(II Timoteo 2:13) se lo rinnegheremo anch'egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso.

Osea usava un linguaggio comprensibile per un popolo di agricoltori e contadini. C’è questa metafora agricola: si parla un terreno da dissodare, di una semina, della pioggia e della raccolta. Per spiegare ad Israele qual è la strada per tornare a Dio, Osea usa queste parole: dissodatevi un campo nuovo, poiché è tempo di cercare il SIGNORE, finché egli non venga, e non spanda su di voi la pioggia della giustizia.

In questo verso si parla di un campo che è la figura del cuore dell’uomo. Anche Gesù utilizza la stessa figura quando parla della parabola del seminatore. La pioggia invece ci parla della benedizione abbondante di Dio.

Questo passo mette il giusto ordine delle cose: prima di vedere la pioggia, c’è bisogno di fare qualcos’altro: c’è bisogno di dissodare. Non possiamo capovolgere le cose. Prima delle benedizioni abbondanti, dobbiamo vedere quello che il Signore ci chiede.

(II Cronache 7:14) se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese.

Non conosco l’agricoltura e non ho mai visto un dissodamento di un terreno. Dissodare significa rompere un terreno indurito. Il dissodamento è una lavorazione straordinaria eseguita su un terreno naturale che non è mai stato interessato da usi agricoli oppure su un terreno rimasto incolto per molti anni. Ci sono delle fasi del dissodamento: togliere le pietre, gli arbusti, poi si taglia il terreno, poi un altro che rompe le zolle. Rompere un terreno indurito è un lavoro pesante che a quel tempo veniva eseguito a mano. Attraverso questa metafora, il popolo avrebbe compreso lo stato in cui si trovava.

Osea sta dicendo, in altre parole, voi siete duri, ma per vedere la pioggia c’è bisogno di dissodare, perché la pioggia su un terreno duro fa solo pozzanghere.

Ci sono due tipi di durezza del cuore. Il primo tipo di durezza è quello dell’incredulità. L’incredulità rende duro il cuore (esempio del Faraone che induri il suo cuore e non diede ascolto alla parola di Mosè).

Il secondo tipo di durezza riguarda i credenti: il cuore del credente può tornare ad essere duro dopo che era stato rotto dalla grazia del Signore Gesù Cristo. La durezza del cuore ottenebra l’intelligenza: i pagani hanno l’intelligenza ottenebrata a motivo dell’ignoranza che è in loro.

(Efesini 4:17-18) Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore.

Avere l’intelligenza ottenebrata, come quella dei pagani, ha come conseguenza l’indurimento del cuore. Gesù entrò nella sinagoga dove stava un uomo con la mano paralizzata e stavano i farisei per vedere se Gesù avrebbe guarito quell’uomo in giorno di sabato, ma fu rattristato perché il popolo era estraneo alle cose di Dio.

(Marco 3:5) Allora Gesù, guardatili tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore, disse all'uomo: «Stendi la mano!» Egli la stese, e la sua mano tornò sana.

Dio chiama Israele “il popolo dal “collo duro”, è l’equivalente di affermare “il popolo con il cuore che non si piega”. Il “piegare il collo”, quando un uomo era al cospetto di un re o di un sovrano, delinea rispetto, umiltà, obbedienza (disposizione a servire).

Troviamo in Deuteronomio l’espressione della mano chiusa, di chi non aiuta chi è nel bisogno. Il “cuore duro” è sinonimo anche di egoismo.

(Deuteronomio 15:7) Se ci sarà in mezzo a voi in una delle città del paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà, un fratello bisognoso, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso;

Il campo da dissodare è il popolo di Dio. A volte come credenti induriamo il nostro cuore e questo succede per il susseguirsi di delusioni, di parole fuori luogo o esperienza negative, e si entra nel ragionamento “ma chi me lo fa fare?”. È un ragionamento pericoloso che porta a indurire il cuore, il collo e le mani, le parole e s’indurisce anche il viso.

Il Signore vuole che il nostro cuore torni ad essere sensibile, e come credenti abbiamo un vantaggio, perché il cuore indurito di un credente può riprendere forza e spazio.

(Colossesi 1:29) A questo fine mi affatico, combattendo con la sua forza, che agisce in me con potenza.

Se servo Dio con la Sua forza, potrò continuare ad avere un cuore sensibile. È importante avere un cuore sensibile perché se siamo induriti non riusciamo a vedere gli altri con gli occhi di Dio. Cosa facciamo? Abbiamo un cuore sensibile o abbiamo bisogno di essere dissodati. È una nuova speranza. Significa mettersi davanti a Dio e riconoscere che abbiamo bisogno di essere dissodati.

La prima domanda da farsi è: in che stato è il mio cuore? La seconda domanda è: in che tempo stiamo vivendo e quali sono le cose che sto cercando?

C’è correlazione tra le cose che cerchiamo e come utilizziamo il nostro tempo. Infatti si impiega il proprio tempo per le cose che si cercano, e l’esortazione è quella di cercare il Signore.

Quando Osea riferiva queste cose al popolo d’Israele (700 a.C.), il popolo non diede ascolto al profeta: il loro cuore rimase duro. In quel tempo il re d’Israele era Geroboamo. A Geroboamo II, si sono succeduti altri sei re: cinque sono stati assassinati e di loro viene detto: “fece ciò che è male agli occhi del Signore”. Il popolo d’Israele aveva conosciuto il messaggio di Osea, ed il popolo ebbe 30 anni per cercare il Signore, ma il loro cuore rimase duro. Sapevano anche che sarebbero arrivati gli Assiri e che avrebbero portato via tutto. Il popolo pensava di fare altre cose. Al tempo di Aggeo (ritorno degli esuli dalla deportazione) il popolo pensava a ricostruire le loro case prima di ricostruire il tempio.

(Ezechiele 11:9) Io vi porterò fuori dalla città e vi darò in mano di stranieri; eseguirò su di voi i miei giudizi.

È il tempo di cercare il Signore o ho altre cose da fare o pensare? Quando Dio dice “è il tempo” e tu dici no, allora c’è un grosso problema grosso, quello di dissodare il terreno del tuo cuore.

finché egli non venga, e non spanda su di voi la pioggia della giustizia.

Quanto il cuore è dissodato diventa sensibile. Poi bisogna cercare. Vogliamo una grande pioggia o solo gocce di benedizione?

L’apostolo Giacomo, esorta ad essere pazienti riguardo alla venuta di Cristo, e a fortificare i nostri cuori. Utilizza l’immagine di un terreno fertile che aspetta la pioggia della prima e dell’ultima stagione, perché l’agricoltore attende il suo frutto prezioso.

(Giacomo 5:7) Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l'agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell'ultima stagione.

Il risveglio è impegnativo, ma se vogliamo vedere frutti preziosi nella nostra vita, la prima cosa da fare è dissodare il il terreno del nostro cuore. Il cuore duro è il vero ostacolo per il risveglio.

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