Qual'è la tua offerta?
- by PR
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02 luglio 2020
Lettura: Malachia 1:6 a 2:9
Uno degli aspetti più in risalto di questo libro, è il modo in cui Malachia espone il suo discorso profetico: non una semplice discussione di “quartiere”, ma un vero giudizio in tribunale.
Il primo oracolo (1:1-5) è incentrato sulla necessità di rispondere all’amore di Dio perché gli Israeliti, con le loro azioni, dimostrarono di essersi dimenticati dell’amore di Dio a tal punto da rinnegarlo. Di fatto, secondo loro, Dio non stava intervenendo in loro favore. Israele chiede a Dio una prova del suo amore e Dio, con tanta pazienza (come fa anche con noi), ricorda a Israele di aver preferito Giacobbe rispetto a Esaù (1:2-3). Dio mantiene le Sue promesse per il compimento del suo fine: l’instaurazione del Suo regno. (Efesini capitolo 1).
(Malachia 1:11) Ma dall'oriente all'occidente il mio nome è grande fra le nazioni; in ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si fanno offerte pure; perché grande è il mio nome fra le nazioni», dice il SIGNORE degli eserciti.
In questo verso notiamo un chiaro riferimento al millennio in cui tutti gli uomini Lo adoreranno come unico Re. Tutti i profeti calcano questa promessa ed è il motore che ci alimenta e ci spinge a essere degli strumenti speciali attraverso i quali Dio fa conoscere se stesso.
I sacerdoti d’Israele detenevano una responsabilità altissima nel dover far conoscere la potenza del Dio che adoravano e, inoltre, dovevano istruire il popolo nella riverenza e nel timore che doveva avere per Dio. Dovevano insistere sul valore del culto di adorazione, sull’offerta che si presentava al Dio grande e glorioso, istruire il popolo riguardo alla legge di Dio e all’etica. I sacerdoti dovevano camminare e godere della comunione con Dio. Erano in una condizione di privilegio rispetto al popolo perché avevano accesso al tempio di Dio, ma dovevano fare in modo che la gloria del Dio che adoravano, doveva riflettersi nelle loro vite. Oggi sono i credenti sono il tempio di Dio e devono riflettere la gloria di Dio.
(Malachia 2:7) Infatti le labbra del sacerdote sono le custodi della scienza e dalla sua bocca si ricerca la legge, perché egli è il messaggero del SIGNORE degli eserciti.
Non ci sono altri passi della scrittura che mettono in risalto l’alto valore del sacerdozio come in questo verso: custodi della scienza e ambasciatori di Dio.
Nonostante ciò, i sacerdoti hanno disprezzato il nome di Dio, L’hanno tradito, Lo hanno rifiutato e Gli hanno mancato di rispetto. Per questo motivo, Dio accusa i sacerdoti.
(Malachia 1:6) Un figlio onora suo padre e un servo il suo padrone; se dunque io sono padre, dov'è l'onore che m'è dovuto? Se sono padrone, dov'è il timore che mi è dovuto? Il SIGNORE degli eserciti parla a voi, o sacerdoti, che disprezzate il mio nome! Ma voi dite: "In che modo abbiamo disprezzato il tuo nome?"
I sacerdoti non stavano dando a Dio l’onore e il timore dovutogli. Quando anche la classe sacerdotale che è quella più vicina a Dio è corrotta, c’è corruzione anche nel popolo. Ecco perché i profeti calcano sull’urgenza e la necessità di avere una vita santa per chi detiene questo ministerio. In Cristo Gesù, Dio ha esteso il sacerdozio anche a noi, e quindi il messaggio di Malachia rivolto ai sacerdoti del suo tempo, è rivolto anche a noi. L’accusa di Malachia rivolta ai sacerdoti è il disprezzo del nome di Dio.
Disprezzo significa una totale mancanza di stima e di considerazione spesso unita a una valutazione negativa di qualcosa o di qualcuno.
Dio rivolge un’accusa severa verso i sacerdoti con quest’atteggiamento di giudizio perché è la massima autorità, è il Sovrano e Signore di ogni cosa. (v.6) Se sono padrone, dov'è il timore che mi è dovuto? Il SIGNORE degli eserciti parla a voi, o sacerdoti, che disprezzate il mio nome!
È importante porre l’accento sul fatto che Dio ha santificato il sacerdozio proprio per la loro vicinanza che avevano con Dio. Chi più di loro quindi avrebbe dovuto rispettare l’autorità verso Dio di Padre e riconoscerlo come il Sovrano a cui accostarsi con onore, riverenza e timore?
(Levitico 10:3) Allora Mosè disse ad Aaronne: «Questo è quello di cui il SIGNORE ha parlato, quando ha detto: "Io sarò santificato per mezzo di quelli che mi stanno vicino e sarò glorificato in presenza di tutto il popolo"».
(Malachia 2:5) «Il mio patto con lui (riferito al sacerdozio) era un patto di vita e di pace, cose che io gli diedi, perché mi temesse; egli mi temette e tremò davanti al mio nome.
Israele contesta l’accusa (v. 6) Ma voi dite: "In che modo abbiamo disprezzato il tuo nome?"
In pratica i sacerdoti chiedono a Dio una prova del fatto di come abbiano disprezzato il Suo nome ed erano convinti che l’accusa, a loro rivolta, fosse ingiusta. Quindi la contestarono. La contestazione e la polemica sono il comune denominatore di tutti gli uomini, ma dovremmo imparare a riflettere bene sulla nostra condotta, parlare di meno e ascoltare bene per essere in grado di riconoscere la voce di Dio.
(Aggeo 1:5;7) Ora così parla il SIGNORE degli eserciti: Riflettete bene sulla vostra condotta!
Dio non si stanca e prova l’accusa.
(Malachia 1:7-8) Voi offrite sul mio altare cibo contaminato, ma dite: "In che modo ti abbiamo contaminato?" L'avete fatto dicendo: "La tavola del SIGNORE è spregevole". Quando offrite in sacrificio una bestia cieca, non è forse male? Quando ne offrite una zoppa o malata, non è forse male? Presentala dunque al tuo governatore! Te ne sarà egli grato? Ti accoglierà forse con favore?», dice il SIGNORE degli eserciti.
Che cosa sarebbe successo se i sacerdoti avrebbero portato le stesse offerte che offrivano a Dio a un altro governatore? Non le avrebbe accettate. Dio ricorda ai sacerdoti che con le loro azioni hanno ritenuto Dio meno importante di un governatore umano perché Gli offrivano degli scarti. Questo, oltre a mostrarsi disonorevole nei confronti di Dio, è un grave peccato per i sacerdoti accettare ed offrire a Dio degli animali imperfetti.
(Deuteronomio 15:21) Se l'animale ha qualche difetto, se è zoppo o cieco o ha qualche altro grave difetto, non lo sacrificherai al SIGNORE tuo Dio;
Inoltre i sacerdoti offrivano animali rubati!
(Malachia 1:13) Voi dite anche: "Ah, che fatica!" e mi trattate con disprezzo», dice il SIGNORE degli eserciti.
«Offrite animali rubati, zoppi o malati, e queste sono le offerte che fate! Dovrei io gradirle dalle vostre mani?», dice il SIGNORE.
Qualche “dritto di turno” potrebbe dire: “A Dio non importa la quantità o la qualità della mia offerta, ma che mi sono ricordato di Lui”. NO! La parola di Dio è chiara e siamo chiamati a rispettarla, anche se viviamo in una condizione d’indigenza. La Bibbia afferma di non rubare. Non sono chiamato ad essere un “Robin Hood” che ruba ai ricchi per darlo ai poveri pensando di fare una buona azione. Non sono chiamato ad imitare Anania e sua moglie Saffira che, credendo di fare del bene per la chiesa, vendettero il loro terreno facendo credere agli apostoli di aver devoluto tutto il loro ricavato ma, in realtà, si trattennero la metà.
Non possiamo ragionare a modo nostro. Dio, attraverso la Sua Parola, c’insegna come dobbiamo comportarci, onorare, rispettare e amare.
Le offerte che il popolo offriva a Dio non avevano alcun valore, ma i sacerdoti le accettavano reputandole sufficienti per Dio. Ricordiamo (I Samuele 15) come il re Saul fu destituito dalla sua posizione di re perché commise peccato non eseguendo l’ordine di Dio, ma trattenne il meglio delle pecore e dei buoi per farne dei sacrifici al Signore.
Quando si disonora Dio, si è causa di una cattiva testimonianza (Romani 2:24): «Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra gli stranieri».
L’offerta dei sacerdoti era diventata una sorta di “routine”, una fastidiosa incombenza. Anche i credenti che decidono di non avere un rapporto intimo con Dio, ritengono che l’adorazione di Dio sia un elemento di scarsa importanza. Quando si smette di camminare con Dio, si cade in questo tranello. Quante volte ci capita di pensare “questo culto non finisce più”?
Il nostro rapporto intimo con Dio è la chiave per una vera adorazione a Dio. Il messaggio centrale dell’antico testamento è onorare Dio, e questo è il messaggio che Dio vuole comunicare attraverso la chiesa. Dio si rivela ogni giorno al nostro cuore e alla nostra mente come Colui che ci ha creato, ci ha redenti, ci ha circondati del Suo amore in Cristo e regge la nostra vita. Offriamo a Dio il nostro amore e tutto il nostro essere.
Quando la chiesa non vive un rapporto intimo con Dio, l’offerta è imperfetta e di scarsa qualità, si riservano ai bisognosi solo gli scarti, si dedica a Dio solo un piccolo ritaglio del nostro tempo e si appongono, con riluttanza, i nostri doni al servizio della chiesa.
Al profeta Malachia non interessa la routine o i macchinismi esterni, ma che dobbiamo avere un’intima relazione con Dio.
(Malachia 2:1-3) «Ora, quest'ordine è per voi, o sacerdoti! Se non ascoltate e se non prendete a cuore di dare gloria al mio nome», dice il SIGNORE degli eserciti, «io manderò su di voi la maledizione e maledirò le vostre benedizioni; anzi le ho già maledette, perché non prendete la cosa a cuore. Ecco, io sgriderò le vostre sementi perché non producano, vi getterò degli escrementi in faccia, gli escrementi delle vittime offerte nelle vostre feste, e voi sarete portati fuori con essi.
Dio sancisce una dura condanna verso i sacerdoti perché avevano trasgredito il Suo patto. Con il loro modo di fare, i sacerdoti si erano attirati la maledizione di Dio e per di più si erano contaminati. Essi non avevano più la purezza e quindi non erano idonei al servizio sacerdotale. I sacerdoti dovevano pentirsi del loro modo di fare.
Questo processo, che è iniziato con Dio accusato, ha subito un rovesciamento. Dio è divenuto accusatore e giudice. È lecito che un Dio d’amore e di misericordia pronunci queste dure parole di condanna? La risposta è si!
Infatti, se fossimo lasciati abbandonati nel nostro peccato, allora vorrebbe dire che Dio non ci ama più. Dio condanna il male affinché noi possiamo cercare il bene, e il bene più grande è che Dio non ci abbandona. Dio vuole che gli obbediamo e facciamo la sua volontà perché il Suo proposito, per noi, e che possiamo avere una vita abbondante come a Lui piace.
(Malachia 1:2) «Io vi ho amati», dice il SIGNORE.