Dio mantiene fede alle Sue promesse
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05 luglio 2020
Lettura: Neemia 1
Neemia ha ricoperto il ruolo di coppiere nella residenza di Susan del regno Persiano al servizio del re Artaserse (464 a.C. – 423 a.C.). Il significato del nome Neemia è “Yahweh conforta”. Il periodo storico del libro di Neemia interessa un primo periodo che va dal 446 a.C. al 433 a.C. in cui divenne governatore di Gerusalemme, e un secondo periodo che ebbe inizio nel 424 a.C.
Il ruolo di Neemia lo collocava in una posizione di grande fiducia, di onore e di profitto verso il re persiano. L’incarico di Neemia lo metteva in una condizione tale da poter esercitare una certa influenza sulle decisioni del re.
Notiamo inoltre che Dio, durante l’impero Babilonese, condusse in cattività il popolo d’Israele, e che durante l’impero Persiano permise al popolo d’Israele di rientrare nella sua terra. Ciò avvenne secondo le profezie perché la cattività del popolo d’Israele doveva durare settanta anni (Geremia 25:11).
Possiamo inoltre distinguere tre fasi di rimpatrio del popolo:
Il primo rimpatrio fu guidato da Zorobabele e Iesua (Esdra capitoli da 1 a 6). Ciro emana il suo editto nel 538 a.C. che consentirà agli Israeliti di rientrare nella loro terra e riedificare il tempio.
Il secondo rimpatrio (Esdra capitoli da 7 a 10) fu capeggiato dallo stesso Esdra. Il libro di Ester mostra le condizioni in cui vessavano gli Israeliti che ancora non rimpatriavano.
Il terzo rimpatrio fu guidato dallo stesso Neemia.
Questo ci consente di fare una prima considerazione: Dio, nella sua Sovranità, dispone gli eventi e le persone per adempiere il Suo piano secondo le Sue promesse.
Durante il periodo del rimpatrio dei Giudei, la monarchia persiano raggiunse l’apice della sua potenza. Chi si prodiga per la causa di Dio riceve delle benedizioni.
La preghiera è definita come una delle più commoventi e preghiere d’intercessione a Dio.
Prima di pregare Neemia fa quattro cose:
(Neemia 1:1-3) Parole di Neemia, figlio di Acalia. Nel mese di Chisleu del ventesimo anno, mentre mi trovavo nel castello di Susa, Anani, un mio fratello, e alcuni altri uomini arrivarono da Giuda. Io li interrogai riguardo ai Giudei scampati, superstiti della deportazione, e riguardo a Gerusalemme. E quelli mi risposero: «I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in gran miseria e nell'umiliazione; le mura di Gerusalemme restano in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco».
Neemia interroga i suoi fratelli riguardo ai giudei scampati e sulla condizione di Gerusalemme. Neemia ha a cuore la causa che lo vedeva coinvolto perché egli stesso era un Israelita. Questa “interrogazione” è il presupposto di una preghiera dettagliata d’intercessione. Informarsi quindi non per parlare, ma per come pregare.
Il popolo viveva nella miseria e nello scherno, e la conseguenza fu dovuta al fatto che l’entusiasmo iniziale prioritario di ricostruire il tempio, venne meno. Il popolo cercava la prosperità materiale, ma si ritrovava povero sia materialmente, sia spiritualmente e attribuiva la colpa agli eventi, al governo, ai samaritani e alle circostanze avverse. In realtà, come vediamo nel libro di Aggeo, vi era un problema di priorità.
(Neemia 1:4) Quando udii queste parole, mi misi seduto, piansi, e per molti giorni fui in grande tristezza. Digiunai e pregai davanti al Dio del cielo.
Neemia pianse, in altre parole fu profondamente addolorato. Piangere denota il peso che si attribuisce al problema. Piangere comporta il mettere da parte ogni altra azione che possa distrarre la nostra mente. Piangere significa provare e sentire lo stesso peso per chi, in quel momento, sta vivendo quel determinato problema.
Neemia per molti giorni fu preso da grande tristezza. Avere una tristezza costante è un altro aspetto che misura la nostra afflizione per chi vive nel dolore.
Neemia digiunò.
Questo è la posizione assunta da Neemia per chiedere l’aiuto di Dio e il suo intervento.
(Neemia 1:5) E dissi: «O SIGNORE, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e fai misericordia a quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti.
Il primo elemento della preghiera di Neemia è l’umiltà nel rendere la gloria che è dovuta a Dio. Il Dio grande e tremendo per dire che Dio è infinitamente superiore a ogni autorità e potenza. Il Dio che mantiene il patto è per affermare che Dio è fedele verso coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti.
(Neemia 1:6-7) Siano i tuoi orecchi attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera che il tuo servo ti rivolge adesso, giorno e notte, per i figli d'Israele, tuoi servi, confessando i peccati dei figli d'Israele: perché abbiamo peccato contro di te; abbiamo peccato io e la casa di mio padre. Abbiamo agito da malvagi contro di te, e non abbiamo osservato i comandamenti, le leggi e le prescrizioni che tu hai dato a Mosè, tuo servo.
Il secondo elemento della preghiera di Neemia è la confessione. Neemia si rivolge a Dio confessando i peccati dei figli d’Israele. Solo se confessiamo nostri peccati Dio vede la nostra afflizione ed ascolta con attenzione le parole che pronunciamo. Il peccato, oltre a danneggiarci, è un affronto verso Dio, il che significa essere dei perdenti in partenza.
(Neemia 1:8-10) Ricòrdati della parola che ordinasti al tuo servo Mosè di pronunziare: "Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, anche se sarete dispersi negli estremi confini del mondo, io di là vi raccoglierò e vi ricondurrò al luogo che ho scelto per farne la dimora del mio nome". Essi sono tuoi servi, tuo popolo; tu li hai salvati con la tua grande potenza e con la tua forte mano.
Il terzo elemento della preghiera di Neemia è fondato sulla fedeltà di Dio al suo patto. Neemia riprende un brano del Deuteronomio (30:1-5). Dio avrebbe disperso il popolo d’Israele se si fosse dimostrato infedele. È così è stato! La richiesta fondata su una promessa di Dio è speranza certa perché Dio mantiene il suo patto.
(Neemia 1:11) Signore, te ne prego, siano i tuoi orecchi attenti alla preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che vogliono temere il tuo nome; e concedi oggi, ti prego, successo al tuo servo, e fa' che egli trovi pietà presso quest'uomo». A quel tempo io ero coppiere del re.
Il quarto elemento della preghiera di Neemia è la pietà. La pietà è un sentimento di compassione, di pena per l’altrui sofferenza. Neemia chiede a Dio di trovare pietà presso il re Artaserse. Neemia trovò risposta alla sua richiesta, ma in realtà ottenne la pietà di Dio per il tramite del re.
Neemia, non vanta la sua posizione di privilegio, ma nella sua preghiera rivolta a Dio, ottiene il favore del re.
(Salmo 103:13) Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono.
Dio è fedele alle Sue promesse, e coloro che riconoscono che la potenza di Dio è spiegata in loro favore per aiutarli in ogni circostanza e parlano delle molte benedizioni ricevute da Dio, spereranno anche nelle circostanze più difficili.
(Ebrei 10:23) Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è Colui che ha fatto le promesse.
Pensare alla bontà di Dio e a tutte le promesse della Sua Parola, è qualcosa che accresce la fede e ci rende vittoriosi in ogni travaglio.
(Salmo 91: 15) Dice il Signore: «Sarò con lui nei momenti difficili; lo libererò, e lo glorificherò»
(Ebrei 2:15) Gesù ha liberato tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita.
(Matteo 28:20) Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente
(Luca 11:9-10) Io altresì vi dico: chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.
Sono solo alcune delle promesse che troviamo nella Sua Parola. Riaffermiamo dunque la nostra confessione di fede, conserviamo la nostra speranza nel Signore e affermiamo con fede: “Quello che Dio ha promesso, Lo manterrà!”.