
La maratona del credente
- by LDL
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26 luglio 2020
Lettura: Ebrei 12:1-3
(Ebrei 11:1) Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.
La vita cristiana non è un cammino per visione, ma di fede. La fede è tutto ciò che Dio dichiara nella Sua Parola: Dio è santo e noi siamo dei peccatori condannati, ma Gesù Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati e quindi siamo perdonati per la Sua opera. La vita cristiana è una vita di fede.
(Romani 1:16-17) Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà».
(Ebrei 12:1-3) Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo.
Per avere fede è importante ricordarsi della fede di tanti uomini di Dio che, nel passato, hanno camminato per fede e di cui siamo chiamati a imitare. Anche Cristo Gesù ha vissuto per fede. Egli è l’esempio perfetto.
(Ebrei 13:7) Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio; e considerando quale sia stata la fine della loro vita, imitate la loro fede.
Quante volte ci ricordiamo di coloro che hanno fatto la strada prima di noi? Quando siamo in prove difficili è importante ricordarci di coloro che, nel passato, con l’aiuto di Dio hanno superato la loro prova per fede.
Siamo in una gara e dobbiamo correrla con perseveranza. Non è una gara di cento metri, ma è la “maratona” che dura tutta la nostra vita, e dobbiamo correre senza stancarci e senza perderci di animo. Correre la gara con perseveranza significa non fermarsi, ma continuare ad andare avanti. È una gara che ci porterà al traguardo della presenza di Dio per gioire con Lui per tutta l’eternità.
Ricordandoci di coloro che, prima di noi, hanno affrontato la stessa maratona. Quindi dobbiamo ricordarci che quello che incontreremo in questa gara altri, prima di noi, l’hanno già attraversato. Dio è stato fedele con loro e rimarrà sempre fedele anche con noi alla medesima maniera.
Per poter correre la gara, dobbiamo deporre il peso e il peccato. Vi è una distinzione tra peso e peccato. Il peso rallenta la gara, mentre, il peccato, ci fa cadere.
I pesi sono cose che non servono e rallentano la gara. Nella vita possono esserci diversi pesi che rallentano la gara che ci è posta. In questo testo viene usata un’immagine molto chiara. Infatti è difficile correre una gara con un peso grande: ci sarebbero grosse difficoltà, ma anche un piccolo peso in una gara lunga è gravoso.
Il Signore ci dice di deporre anche il piccolo peso perché a lungo andare ci darà fastidio. Quali sono i pesi che rallentano la gara? La domanda da farsi è se una cosa è utile oppure no, o se è indispensabile oppure la dobbiamo deporre.
(I Corinzi 10:23) Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica.
Se una cosa è lecita, non vuol dire che dobbiamo farla, ma occorre valutare se mi aiuta a correre meglio e liberamente la gara. Dio vuole che, oltre a partecipare, vinciamo questa gara e quindi vuole che deponiamo il peso che frena la nostra corsa verso il cielo. Quali sono i pesi della tua vita? Devo chiedere a Dio di liberarmi dal peso per essere libero di correre con perseveranza e con lo sguardo rivolto verso l’eternità.
Il peccato, a differenza del peso che ci rallenta, ci avvolge i piedi facilmente e ci fa cadere. Per rialzarci dobbiamo prendere respiro e per respirare dobbiamo andare con umiltà ai piedi della croce. Siamo in gara e per arrivare alla corona della vita è fondamentale che perseveriamo in questa gara. Non possiamo correre quando siamo a terra. È impossibile! Dobbiamo confessare il peccato per poi rialzarci e riprendere a correre con perseveranza.
(Matteo 10:22) Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
(Colossesi 1:21-23) E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili, se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato servitore.
La perseveranza non è facoltativa, ma è essenziale. Il peccato ci fa cadere, il peso ci rallenta, e quindi dobbiamo deporli entrambi. Dobbiamo riconoscere il peccato, confessarlo e abbandonarlo.
Gesù rivolse queste parole alla donna adultera (Giovanni 8:11) «Neppure io ti condanno; va' e non peccare più». Dio ci perdona e ci rimette in carreggiata, ridandoci il respiro e togliendoci l’affanno e le responsabilità che la vita ci dà. Noi siamo figli di Dio in Cristo Gesù e possiamo scorgere con la Sua luce.
Dove finisce la gara? Finisce nella presenza di Dio e di Gesù Cristo nella gioia eterna. Corriamo con perseveranza ricordando ciò che ci aspetta. La maratona della vita è lunga, difficile e vi è il rischio di cadere, ma possiamo correre con perseveranza, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.
Il modo per correre con perseveranza è di tenere gli occhi su Cristo il creatore di ogni cosa e autore e compitore della nostra fede (vers. Diodati). Correre con perseveranza significa quindi avere la nostra mente e il nostro pensiero su Cristo che è lì, sul traguardo, pronto ad accoglierci.
L’autore è chi va avanti e mostra la strada prima degli altri.
(Atti 3:15) e uccideste l'autore della vita, che Dio ha risuscitato dai morti e del quale noi siamo testimoni!
(Ebrei 2:10) Conveniva infatti a colui, per il quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, nel portare molti figli alla gloria, di rendere perfetto per mezzo di sofferenze l'autore della salvezza
Gesù è l’autore della salvezza e l’autore perfetto della fede. Nessuno è stato mai trovato uguale a Cristo. Cristo ha superato le sue sofferenze perché ha guardato oltre. Gesù soffrì quando subì le infamie, quando venne tradito da uno dei suoi discepoli, quando nel giardino del Getsemani pregava con tristezza mortale, quando davanti al sinedrio fu oltraggiato e accusato falsamente, quando sentì giurare Pietro di non conoscerlo, quando venne schernito, battuto e flagellato dai soldati di Pilato, quando morì sulla croce e quando gridò: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Cristo ha subito la sofferenza volontariamente perché era il prezzo necessario da pagare per poter compiere la salvezza. Se sei un figlio di Dio allora sei consapevole che Gesù ha sofferto tutto questo per te per la gioia che gli era posta davanti: la resurrezione, la vittoria sulla morte, sulla potenza del male e di aver acquistato la salvezza di tutti coloro che credono in Lui.
(Isaia 53:10-12) Ma piacque all'Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire. Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni, e la volontà dell'Eterno prospererà nelle sue mani. Egli vedrà il frutto del travaglio della sua anima e ne sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il giusto, il mio servo, renderà giusti molti, perché si caricherà delle loro iniquità. Perciò gli darò la sua parte fra i grandi, ed egli dividerà il bottino con i potenti, perché ha versato la sua vita fino a morire ed è stato annoverato fra i malfattori; egli ha portato il peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori.
Il prolungamento dei suoi giorni è la descrizione della resurrezione di Cristo e ha vissuto il frutto del suo travaglio per salvezza di tante persone, il frutto di tanti uomini peccatori che si ravvedono e che sono resi giusti.
(Filippesi 2:5-11) Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l'essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell'esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce. Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature (o cose) celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.
Un giorno vedremo la gloria di Cristo. Non dobbiamo abbatterci durante questa gara lunga, non dobbiamo deprimerci perché abbiamo Cristo in nostro favore. Quando sei nella prova, ricordati che Cristo ha sofferto di più, perciò sa curarti e prendersi cura di te, sa consolarti e sa asciugare ogni tua lacrima. Teniamo i nostri occhi fissi su Cristo, per poter correre bene e guardare alla gioia che ci è posta davanti.