
La vera adorazione
- by FDG
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25 ottobre 2020
Lettura: Matteo 2:1-11
Da questo testo emerge l’importanza dell’adorazione. Adorare significa offrire, ed è un atteggiamento gradito a Gesù Cristo, al quale dev’essere rivolta unicamente secondo quello che è scritto in Giovanni 1:1: Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. L’adorazione acquista valore quando passa per Gesù Cristo.
(Ebrei 13:15) Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome.
È importante notare come l’evangelo di Matteo, alla venuta di Gesù Cristo nel mondo, descrive l’atto di adorazione dei Magi. Alla fine del vangelo di Matteo, notiamo che i discepoli adorarono Gesù.
(Matteo 28:16-17) Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono.
Quando siamo alla presenza del Signore, dobbiamo comprendere che l’adorare equivale all’offrire.
I magi conoscevano l’antico testamento, e quindi le profezie riguardanti il messia che doveva venire sulla terra. Nel leggere le profezie hanno quindi compreso che Gesù era Dio incarnato. Hanno quindi maturato in cuor loro di andare di persona per porgere omaggio all’Iddio che era diventato uomo.
(Matteo 2:2) «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo».
Il nostro obiettivo e scopo, come chiesa, quando ci raduniamo è per adorare il nostro Signore Gesù Cristo.
I magi erano saggi e non delle persone stravaganti. Prima di partire hanno fissato la meta da raggiungere acquisendo informazioni precise.
(Matteo 2:8) (Erode) andandoli a Betlemme, disse loro: «Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada ad adorarlo».
Lo scopo di Erode non era quello di adorare Gesù, infatti i magi furono avvertiti in sogno di ritornare indietro per un’altra strada (v.12). Erode di fatto voleva uccidere il bambino (v.13).
I magi, per raggiungere il luogo, attesero l’apparizione di una stella nel cielo che li guidasse verso il luogo in cui era nato il bambino. Dio aveva dato loro una guida sicura che la seguirono fedelmente.
(Matteo 2:10) Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia.
In un modo analogo Dio ha dato all’uomo la guida sicura per condurlo a Cristo che è lo Spirito Santo che convince di peccato, di giustizia e di giudizio (Giovanni 16:8). Gli uomini non seguono questa guida, e questo é bestemmiare contro lo spirito santo. Qualunque sia il peccato dell’uomo sarà perdonato, ma la bestemmia contro lo Spirito Santo, no! (Matteo 12:31).
I magi lasciarono prontamente ogni cosa per andare ad adorare Gesù. Anche noi come credenti siamo chiamati ad adorare e staccarci da tutte le cose temporanee, infatti, il pericolo che spesso si corre, è stare presenza di Dio fisicamente, ma la mente e il cuore sono altrove.
(Marco 7:6-7) E Gesù disse loro: Ben profetizzò Isaia di voi, ipocriti, com'è scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini".
I magi non si lasciarono coinvolgere dai turbamenti, ma andarono ad adorare Gesù con un cuore pieno di gioia. Quale allegrezza è nel nostro cuore quando adoriamo Gesù Cristo? Quando ci raduniamo, Dio è in mezzo a noi, e questa Sua promessa deve pervaderci di grandissima gioia.
(Matteo 2:11) Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.
Un particolare interessante da sottolineare è che l’adorazione dei magi è rivolta solo al bambino Gesù. Infatti, essendo Dio, è il solo degno di un tale atto. Questo passo deve aprire gli occhi spirituali a tutti colore che volutamente e inconsciamente adorano Maria elevandola ad una posizione pari a quella di Cristo. Questa è un’offesa a Dio.
I magi, dopo che si prostrarono, offrirono dei doni: oro e incenso e birra. Questi doni, oltre il loro valore materiale, hanno un valore simbolico.
L’oro è usato per adornare le loro persone e le case e simboleggia la nobiltà. Simboleggia lo scopo per cui Cristo è venuto su questa terra: Egli è venuto per stabilire il suo regno attraverso la chiesa. I magi sapevano bene questo, infatti domandarono ad Erode (v.2): Dov’è il re dei giudei? Lo stesso popolo d’Israele, quando Gesù entrò in Gerusalemme, Lo acclamò come Re, e lo stesso riconobbe anche Ponzio Pilato.
Il Re della gloria si è umiliato fino alla croce. L’oro è definito come metallo nobile perché non si ossida e non si corrode. Questo simboleggia l’incorruttibilità del Signore Gesù Cristo che non ha commesso alcun peccato. L’oro ci parla anche della perfezione di Cristo e della Sua assoluta purezza e perfetta santità.
L’incenso è una gommoresina che si ricava mediante incisione della corteccia, da varie piante del genere Boswellia e si presenta sotto forma di grani tondeggianti. A determinate temperature si decompone svolgendo fumi bianchi dal caratteristico odore. L’incenso era uno degli elementi del profumo, fatto secondo l’arte del profumiere da porre davanti alla testimonianza nella tenda di convegno (Esodo 30). Nessuno poteva utilizzare questo profumo per scopi diversi e per loro stessi. L’incenso simboleggia la preghiera che s’innalza a Dio. Nei vangeli vediamo che spesso Gesù si rivolgeva al Padre in preghiera. Gesù compiacque sempre suo Padre perché fece sempre la Sua volontà. Anche mentre Lo crocifiggevano pregò per i suoi nemici. Questo deve insegnarci che, come cristiani dobbiamo compiacere il nostro Padre celeste e diventare simili al nostro Signore Gesù Cristo.
Anche la mirra gommoresina che si presenta sotto forma di grani tondeggianti di colore rossastro per la parte esterna, e grani bianchi all’interno. Ha un sapore amaro con un leggero odore aromatico. I grani rossastri simboleggiano le gocce di sangue che il Signore Gesù aveva sul suo capo coronato di spine e su tutto il suo corpo flagellato. L’amarezza della mirra ci parla delle sofferenze del nostro Signore Gesù Cristo, perché la sia vita è stata contrassegnata da persecuzioni, incomprensioni, tradimenti (Pietro e Giuda), dalla sua nascita fino alla sua morte in croce.
Gesù venne schernito fino alla fine, a anche il Padre lo abbandonò perché si era caricato dei nostri peccati.
Davanti a tanto amore, come cristiani dobbiamo dimostrare il massimo della nostra riconoscenza per quello che Gesù ha fatto per ciascuno di noi. Prendere la nostra croce per far morire i desideri e le opere della carne e vivere secondo il modello di Gesù Cristo.
(I Corinzi 5:7) Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.
Gesù è venuto sulla terra come l’agnello di Dio per amore dell’umanità, ma tornerà una seconda volta come il Re dei re e il Signore dei signori.
(Isaia 60:6) Una moltitudine di cammelli ti coprirà, dromedari di Madian e di Efa; quelli di Seba verranno tutti, portando oro e incenso, e proclamando le lodi del SIGNORE.
In questo verso del profeta Isaia manca la mirra, infatti è riferito alla seconda venuta di Cristo. Egli ritornerà in gloria e potenza, per stabilire un regno di pace sulla terra (il millennio). Alla seconda venuta di Cristo sulla terra, non dovrà patire alcuna sofferenza perch'Egli ha già sofferto per i nostri peccati.
Quale dono possiamo offrire al nostro Signore?
(Galati 2:20) Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me.
(Romani 14:8) perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore.
Questi versi affermano che dobbiamo donare l’intera nostra vita a Cristo e adorare solo Lui.