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Sei soddisfatto?

Sei soddisfatto?

by AR
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26 novembre 2020
Lettura: Matteo 7:13-14

“Mi rimane l’amaro in bocca per non essere stato l’uomo che sarei potuto essere”. Una frase di Diego Armando Maradona (1960-2020), in una delle sue ultime interviste pubbliche. Una frase che denota insoddisfazione, pentimento e rassegnazione.

“L’uomo che sarei potuto essere” è una frase riferita ad un passato, quello di Maradona, fatto di notorietà e di successo, ma anche di abusi e cose simili, e che hanno determinato in lui l’amarezza di ciò che è stato. Una frase che denota anche un fallimento della propria vita e, ancora peggio, rassegnazione.

Non si contano gli uomini di successo che hanno provato una simile esperienza.

Elvis Aaron Presley (1935-1977), altro uomo di successo, confessò al pastore della sua chiesa, in cui era nato e cresciuto, poco prima di morire: “non ho mai conosciuto un uomo più miserabile di me stesso”.

Senza troppi giri di parole, queste sono le conseguenze di chi ama il mondo e non sopporta la via della croce. Queste sono le conseguenze di chi vuole riempire il vuoto della propria anima con le cose del mondo.

Mi chiedo, e in generale la domanda vale per ciascuno di noi: Quali uomini o donne oggi dovremmo essere? Alla fine del nostro percorso terreno potremmo ritenerci soddisfatti? Mi è capitato di sentire delle persone che, verso la fine dei loro anni, hanno manifestato la loro soddisfazione.

Egli (Dio) ha fatto ogni cosa bella nel suo tempo; ha persino messo l’eternità nei loro cuori, senza che alcun uomo possa scoprire l’opera che DIO ha fatto dal principio alla fine.

Possiamo godere di tante cose belle nella vita, ma Dio ha anche messo l’eternità nel cuore dell’uomo. Questo significa che se anche tu potessi ottenere tutto quello che il mondo offre, ma rimani senza Dio, la tua vita non avrà mai senso, non avrai mai vera pace e non sarai mai soddisfatto.

Tutti cercano di riempiere il vuoto del loro cuore con tanti modi, ma se non si mette Dio al primo posto, è come riempire delle cisterne screpolate che non tengono l’acqua. Il vuoto dell’anima resta.

(Geremia 2:13) Il mio popolo infatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l’acqua.

(Matteo 7: 13-14) Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.

La via per essere soddisfatti è angusta (malagevole). Qual è la strada che stai percorrendo? Al traguardo della tua vita vuoi sperimentare il senso di amarezza e di insoddisfazione?

Il Signore parla di questa similitudine della porta e della strada, di una porta larga e di una porta stretta, di una via larga e una via stretta.

Tutti sono entrati per la porta larga e nella via larga camminano molti. Tanto sono coloro che seguono questa via, e potrebbe banalmente sembrare che sia impossibile che tutti sbagliano! Perché quindi dovrei entrare per una porta stretta ed una via angusta e dove, oltretutto, c’è poca compagnia?

Mark Twan, scrittore americano del XIX secolo, scrisse “ogni volte che vi sentite che state dalla parte della maggioranza, vi conviene fermarvi e riflettere”.

Tanti dicono che si può credere in Dio anche seguendo la via larga, ma Gesù qui utilizza un imperativo: ENTRATE per la porta stretta!

La porta è un passaggio, un confine in sui si lascia un ambiente per entrare in un altro. La porta stretta è una metafora molto chiara che riguarda la conversione e il cambiamento in cui, ad un certo punto, decidi di entrare, di lasciare tutto quello che hai fatto alle spalle, e di intraprendere qualcosa di nuovo e che può fare anche paura.

(Luca 13: 24-25) Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché io vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, stando di fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici". Ed egli vi risponderà: "Io non so da dove venite".

Anche in questo testo si parla della porta stretta. L’imperativo è SFORZATEVI! Si può stare davanti alla porta per anni perché ci sono degli impedimenti come la paura e l’orgoglio, ma ci sarà un giorno in cui il Signore chiuderà questa porta.

La porta stretta è la porta della salvezza che oggi è ancora aperta perché siamo in tempo di grazia, ma arriverà il momento in cui Dio chiuderà questa porta.

(Giovanni 10:9) Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura.

L’arca di Noè aveva una sola porta. Un giorno Noè entrò nell’arca e Dio chiuse la porta… …poi arrivò il diluvio… …poi la gente cominciò a bussare. Dio non aprì la porta dell’arca, e perirono tutti. Questo deve farci riflettere sul fatto che la pazienza di Dio ha un limite.

La fede non è tanto da capire come un processo, ma come un lasciare un mondo per entrare in un altro. Il passaggio dura pochissimo. La porta è oggi.

 Un messaggio evangelistico, ma per noi credenti, come stiamo percorrendo il cammino verso la meta?

(2 Timoteo 4:7-8) Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.

Vivete oggi nel modo in cui vorreste aver vissuto quando comparirete davanti al Signore (C. Spurgeon).

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