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Eccomi

by AR
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05 gennaio 2020
Lettura: Isaia 6:1-8

Siamo intorno all’800 a.C. Da circa 700 anni Israele aveva conquistato la terra promessa e Isaia vive esattamente nel periodo dello scisma d’Israele.

Isaia viveva in un momento difficile della storia d’Israele, e la morte del re Uzzia lasciava presagire solo un peggioramento. Inoltre l’impero Assiro aveva già cominciato a padroneggiare in questo contesto di crisi politica e morale. Ed è proprio in questo momento d’incertezza politica e di crisi spirituale che Isaia entra nel tempio con un cuore pieno di preoccupazioni e di angoscia. Isaia, al tempo era un adolescente che diventerà uno dei profeti più conosciuti d’Israele. Il Signore gli affiderà le profezie più straordinarie della vita di Gesù, parole che in 3000 anni hanno cambiato la vita di tanta gente (Atti 8 – la conversione dell’etiope).

Siamo in un contesto politico e sociale forse migliore di quello d’Isaia? Forse dovremmo essere preoccupati e angosciati come il profeta Isaia ed avere l’ardente desiderio di ricevere e comprendere qualcosa di nuovo quando ci rivolgiamo sinceramente a Dio. Se la nostra religiosità è ridotta semplicemente “all’andare in chiesa” per abitudine o per dovere, allora possiamo stare tranquilli che non si riceve niente. Dio legge se nel nostro cuore c’è il desiderio di comprendere qualcosa di nuovo.

 (v. 1) …vidi il Signore. Isaia ebbe una visione che cambio la sua esistenza. Isaia era preoccupato che non c’era più il re Uzzia, ma vede il Re dei Re che si presenta a lui come il Signore degli eserciti, ovvero come il capo supremo di tutto l’esercito celeste.

(vv. 2-3) Vide dei serafini. Sono angeli (messaggero). Il termine Serafino (ebr. Serafim) significa “coloro che bruciano d’amore”. Il loro ministero è quello di lodare in cielo il nome e il carattere di Dio proclamando la Sua santità. Sono associati al giudizio divino sul peccato.

(v.4) Vede dei segni miracolisi: …le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta… Questa visione della gloria di Dio, scuote Isaia. Isaia era andato al tempio per pregare, ma viene scosso da questa visione.

 (v. 5) …Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!»

Guai a me, sono perduto! È un’espressione importante perché Isaia sposta l’attenzione dalla visione alla sua vita. Isaia dice “guai a me”. In questo passo, “a me”, ce ne sono diversi. Isaia vede se stesso e riconosce quello che è veramente davanti alla gloria e alla santità di Dio. Chi siamo noi davanti a un Dio Santo? Siamo come Isaia che disse: “guai a me”?

Prima di dire “eccomi”, bisogna dire “guai a me”. È fondamentale vedere che siamo prima di tutto dei peccatori davanti al Dio prima di dire “eccomi”.

Guai a me è una porta che ci fa entrare nelle cose belle da Dio. Chi, invece, si sente apposto, non riceverà mai niente da Dio. Isaia poteva sembrare un bravo ragazzo al cospetto della gente, ma davanti a Dio riconosce di avere le labbra impure e di abitare in mezzo ad un popolo dalle labbra impure. Isaia, con questa confessione, riconosce che il peccato peggiore della sua vita erano le parole che uscivano dalla sua bocca. Gesù ha insegnato che la bocca parla di ciò che si ha dentro il cuore (Matteo 12:34) …dall’abbondanza del cuore, la bocca parla.

Se nel tuo parlare c’è un malumore, lamento, critica, vuol dire che il tuo cuore è ripieno di tale cose; se c’è sconforto allora hai bisogno di consolazione. La parola e ciò che scriviamo sono un’espressione del nostro pensiero. Stiamo attenti a quello che diciamo e scriviamo. Con questa confessione di Isaia, si compie il miracolo della purificazione. Isaia, davanti a Dio, confessa di essere perduto. 

…la tua iniquità è tolta. Isaia fa una confessione piccola e immediatamente riceve il perdono di Dio. Quando si confessa il proprio peccato, il Signore non rimanda mai il perdono. Il Signore istantaneamente ti fa sperimentare il perdono e lo senti a livello fisico e spirituale. Isaia ascolta la voce di Dio. «Chi manderò? E chi andrà per noi?».

Gesù scelse come apostoli delle persone semplici e allo stesso modo Dio vuole che entriamo a far entrare del suo piano di redenzione, da inutili diventare degli strumenti di benedizione.

Ci sono tanti esempi di “eccomi” nella bibbia (Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Samuele, Gesù in un salmo profetico), ma a cosa ci fa pensare questa parola?

Eccomi è l’espressione di una disponibilità personale. Eccomi è l’espressione di un’ubbidienza personale. Eccomi è l’espressione di immediatezza e prontezza. Trattiamo le cose che Dio ci chiede di fare come se appartenessero alla nostra quotidianità o le rimandiamo?

Come siamo venuti qui? Abbiamo qualche preoccupazione come Isaia? Ci sono tanti problemi, ma andiamo a Dio con un cuore sincero e il desiderio di comprendere quello che Dio vuole dirci, riconoscendo il proprio peccato (guai a me), ma che Egli è pronto a purificarci per essere strumenti per la Sua gloria.

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