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Apriti

by AR
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06 maggio 2021
Lettura: Marco 7:31-37

Vi è l’incontro di Gesù con un uomo solo nella sua sofferenza. Gesù sta passando e gli conducono un sordo che a stento parlava. Essere sordi e non parlare sono due problemi connessi: la sordità, generalmente è correlata anche all’incapacità di poter parlare.

Forse questo sordo avrà avuto un trauma o un incidente. Non lo sappiamo, ma possiamo dire con certezza che quell’uomo viveva chiuso nella sua enorme e grande sofferenza e nell’incapacità di poter capire gli altri e di poter farsi capire dagli altri. A quel tempo non c’erano linguaggi specifici (il primo è stato inventato nel 1.500), e non c’erano nemmeno ausili medici per poter comunicare con queste persone. I sordi subivano tutti i pregiudizi della gente perché erano considerati vittime di qualche peccato nascosto e di conseguenza veniva impedito loro di entrare nel tempio.

Alla sofferenza fisica si aggiungeva quindi anche quella morale. Il sordo era, in pratica, un uomo scomunicato.

Diversi sono i tipi di sordità: la presbiacusia è la sordità legata all’età e consiste nella diminuzione dell’udito per effetto dell’invecchiamento, di chi fa finta di ascoltare ma in realtà sente benissimo (non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare) e la sordità dell’anima, intesa come la sordità spirituale.

In più riprese Gesù affermava: “chi orecchi da udire Oda”. Ciò vuol dire che la parola di Dio si deve ascoltare con il cuore, altrimenti se la ascoltiamo solo con le orecchie, non ci cambia niente.

Anche nel libro dell’apocalisse, quando Gesù si rivolge alle chiese, afferma: “chi ha orecchie oda ciò che lo Spirito a da dire alle sette chiese”.

Questo significa che dobbiamo farci un autotest e scoprire di essere sordi perché non capiamo Dio e non comprendiamo la sua parola. È esattamente come il sordo, ci troviamo all’interno di una bolla in cui non riusciamo a comunicare con Dio.

L’immagine del sordo che viene portato ai piedi di Gesù ed è la stessa nostra di quando un giorno siamo stati “portati” ai suoi piedi (le persone che hanno pregato per noi, o quando siamo stati ad un campeggio), altrimenti eravamo tagliati fuori dalla presenza di Dio. Esattamente come chi non ascolta Dio e di conseguenza non può comunicare con Dio.

Gesù conosceva bene il cuore di quell’uomo sordo e lo prende per mano e lo porta fuori dalla folla. Lascia perdere tutti e si prende cura di quell’uomo. In un modo specifico. Dio ha cura di ciascuno di noi individualmente.

Gesù porta con sé il sordo in un posto appartato. Così come lo è l’incontro personale che ciascuno di noi ha avuto con Dio, un incontro vero e che ha cambiato la nostra esistenza e può cambiare la vita di chiunque va ai suoi piedi. Tante storie diverse in tanti modi diversi, ma Gesù per il sordo fa una cosa inusuale: gli mette le dita nelle orecchie e gli tocca la lingua con la sua saliva.

Perché questo gesto? Gesù stava parlando l’unico linguaggio che quell’uomo sordo poteva comprendere. Gesù gli ha toccato le due cose che erano il problema della sua esistenza. Questo ci deve portare a considerare il fatto che Gesù conosce ogni nostro problema.

(Marco 7:34) poi, alzando gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: «Effatà!» che vuol dire: «Apriti!»

Gesù fa un grande sospiro. Perché? Quando sospiriamo? Sospiriamo quando stiamo male o quando soffriamo. Allo stesso modo Gesù ha provato una compassione così grande, per quel sordo, che ha sospirato.

Un sospiro può essere una preghiera. Dio non ha bisogno di tante quando preghiamo. Dio conosce la nostra preghiera ancora prima che apriamo la bocca.

(Salmo 5:1) Porgi l'orecchio alle mie parole, o SIGNORE, sii attento ai miei sospiri.

Gesù pronuncia una parola aramaica, Effatà, che vuol dire “apriti”. È un ordine. “Apriti” perché il sordo era prigioniero e chiuso nel suo mondo e in quel momento e come se si fosse aperta la porta di una cella. In quel momento, quell’uomo riacquisto l’udito.

Ciò che Gesù faceva era stato profetizzato. Ciò che può fare oggi per noi e farci uscire dalla bolla spirituale in cui possiamo trovarci per comunicare con Dio e ascoltare al Sua Parola.

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