Loading color scheme

Cosa rivela il tuo cuore?

Cosa rivela il tuo cuore?

by GP
Visite: 226

20 giugno 2021
Lettura: Matteo 6:1-18

I versi da 1 a 18 del capitolo 6 del vangelo di Matteo rivelano l’innata attitudine umana alla vanagloria ed all’egoismo mascherati da falsa umiltà. Ma prima di addentrarci negli insegnamenti di Gesù e come si applicano a ciascuno di noi analizziamo il contesto in cui l’autore del vangelo scrive ed il suo punto di vista.

Il periodo storico da cui Gesù trae gli ammonimenti ed avvertimenti per i suoi apostoli sono quelli in cui il contesto religioso e culturale erano dominati dal formalismo religioso rappresentato dalla figura dei farisei, in cui l’ostentazione e l’apparenza erano il metro con il quale si definiva quanto una persona era più o meno devota a Dio. Ovviamente anche a quei tempi c’erano persone che sinceramente servivano Dio, ma il legalismo aveva corrotto la società imponendone questi parametri.

Inoltre, c’è anche da considerare che la Palestina era sotto il dominio dell’Impero Romano che con i suoi costumi e credenze pagane influenzava negativamente la società sviando il popolo mettendo a rischio l’identità stessa d’Israele. Probabilmente anche ciò contribuì a rafforzare le pratiche legaliste ed a renderle come una cosa normale.

La narrazione degli eventi è anche influenzata dal punto di vista di Matteo. Il linguaggio usato è anche il frutto della sua formazione professionale, infatti, prima di essere chiamato da Gesù a seguirlo ed entrare nella cerchia dei discepoli questi era un esattore delle tasse. Come vedremo, alcune parole usate per descrivere i temi affrontati da Gesù sono fortemente influenzati da una personale comprensione in funzione del proprio passato da esattore delle tasse.

Questo è un aspetto significativo perché dimostra come Gesù con i suoi insegnamenti volesse raggiungere qualsiasi ceto e classe sociale e per questo si è usato dell’interpretazione personale di Matteo per rendere il Suo messaggio comprensibile a tutti, dimostrazione del Suo interesse ed amore per l’umanità.

Ma quali sono i termini che Matteo usa? E quali insegnamenti possiamo trarne? Come possiamo leggere, il capitolo 6 dai versi da 1 a 18 è diviso in 3 sezioni.

Una prima sezione nei versi che vanno a 1 a 4 c’è la condanna di Gesù al formalismo religioso. Nella seconda sezione dai versi 5 a 15 ci sono avvertimenti su come non pregare ed istruzioni riguardo alla preghiera. Nella terza sezione dai 6 a 18 parla del digiuno.

In ognuna di queste sezioni l’apostolo Matteo usa tre parole che sono comuni a tutte e tre le sezioni e queste sono premio, ricompensa ed ipocrita. Credo che dal punto di vista di un esattore delle tasse queste fossero parole che Matteo abbia sentito spesso. Nel suo caso probabilmente avrà ricevuto un premio dalle autorità romane per il suo diligente servizio di esattore, e credo che abbia fatto del suo meglio per apparire tale agli occhi dei romani, magari mostrando di lavorare più duramente e cinicamente quando notava che le autorità lo osservavano. Riceveva anche regolarmente una ricompensa, una paga per il lavoro svolto.

Ma, allo stesso tempo era anche una persona ipocrita, falsa agli occhi di tutti i suoi stessi connazionali, perché aveva tradito la propria nazione: era un ebreo che agiva come i romani, la sua apparenza diceva una cosa ma il suo agire tutto l’opposto.

Se Dio ha permesso che queste tre parole fossero ripetute così spesso è perché attraverso gli scritti di Matteo ha voluto lasciare attraverso parole comuni all’autore e di facile comprensione, anche un avvertimento ben chiaro per tutti noi: Guarda il tuo cuore, perché le tue azioni rivelano quelle che sono le sue reali intenzioni. Se analizziamo attentamente la società che ci circonda possiamo ben vedere che quello che accadeva ai tempi in cui Gesù visse è attuale anche oggi.

La preoccupazione di apparire nascondendo le reali intenzioni, e la ricerca di approvazione quale premio di rassicurazione per la nostra performance, sono così comuni che se siamo onesti con noi stessi, ne siamo tutti direttamente o indirettamente coinvolti.

La domanda che ti voglio porre è: Ti fermi a capire le motivazioni che ti spingono ad agire in un certo modo? Le tue intenzioni sono ricevere la ricompensa da Dio? O il premio degli uomini?

Credo che questa sia una domanda che dobbiamo porci tutti quotidianamente, sì, perché ogni giorno siamo a rischio. Perché se oggi non ci fermiamo a riflettere sul perché ci comportiamo o agiamo in un certo modo, domani faremo la stessa cosa senza pensarci e questa diventerà un’abitudine che poi influenzerà il nostro carattere. E sapete cosa accade quando il carattere è influenzato? Succede che non riusciamo più a vedere i nostri peccati e questi diventano il nostro modo di vivere, andiamo in chiesa ci professiamo cristiani, ma il nostro cuore ha rinnegato Dio.

Forse ti starai chiedendo, quindi, in modo concreto cosa devo fare? Io invece ho un’altra domanda, qual è la tua ricompensa? Nel testo si parla che Dio ricompenserà coloro che agiscono in modo sincero, ma come? Beh, la nostra ricompensa è Gesù, lo è adesso e lo sarà quando saremo con Lui in cielo.

Gesù e solo Gesù è quello a cui il tuo, mio, nostro cuore deve ambire, ti ricordi come vivevi prima di conoscerlo? Eri felice? Avevi speranza? Eri libero dalla paura?

Se io non vivo una vita in cui quello che più desidero è Gesù allora sto vivendo per me stesso. Ieri prima di preparare questa predica ho avuto un tempo di adorazione e diverse canzoni e queste sottolineavano quanto la venuta di Gesù sulla terra, il suo sacrificio e la Sua salvezza eterna siano la ricompensa più grande.

Io non conosco il tuo cuore, ma, so cosa c’è dentro il mio ed a essere onesto sono quanto sia facile per me cercare di apparire migliore di quello che sono, devo combattere ogni giorno contro la ricerca di approvazione da parte degli altri. Perché mi rendo conto che quando mi comporto disonestamente solo per apparire migliore sto rigettando la grazia di Dio scegliendo il premio degli uomini a quello che Dio mi ha già dato la sua approvazione e la sua piena ricompensa.

Dio non ci vuole perfetti, ma umili. Lui non ci giudica quando siamo deboli, ma ci ammonisce quando pretendiamo di essere forti. Gli insegnamenti racchiusi in questo capitolo hanno come obiettivi quello di accrescere una relazione intima con Dio e di dipendenza da Lui. Infatti, l’elemosina o donazione, la preghiera ed il digiuno quando fatti guardando a Dio ci fanno sentire sicuri e felici perché rimuovono dal nostro cuore l’ansia della prestazione e dell’approvazione degli uomini.

Ci liberano da un concetto di cristianità sbagliato in cui più faccio e più Dio mi approva. Dio ti ha già approvato e non perché tu hai fatto qualcosa di buono, ma perché Gesù ha fatto quello che tu non potevi fare morire per i tuoi peccati. Se i versi da 1 a 18 di questo capitolo si potessero sintetizzare con una parola soltanto quella è ricompensa.

(I Corinzi 9:24-27) Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

 

AdD utilizza i cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Usando il nostro servizio accetti l'impiego di cookie in accordo con la nostra cookie policy To find out more about the cookies we use and how to delete them, see our privacy policy.

  I accept cookies from this site.
EU Cookie Directive Module Information