Sbrigati e ricostruisci
- by Andrea C
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05 agosto 2021
Lettura: Neemia
Nel libro di Neemia viene descritta la ricostruzione di Gerusalemme. Nella nostra vita abbiamo incontrato delle difficoltà e sicuramente ne incontreremo ancora. Ed è proprio in questi momenti che Dio compie grandi miracoli nella nostra vita.
Tanti personaggi nella bibbia hanno sperimentato la potenza di Dio prima di fuggire e poi si sono dovuti rifugiare. Anche in questi momenti hanno ancora sperimentato al potenza di Dio. Gerusalemme è la raffigurazione del nostro stato o della nostra spelonca.
(Neemia 1:1-5) Parole di Neemia, figlio di Acalia. «Nel mese di Chisleu del ventesimo anno, mentre mi trovavo nel castello di Susa, Anani, un mio fratello, e alcuni altri uomini arrivarono da Giuda. Io li interrogai riguardo ai Giudei scampati, superstiti della deportazione, e riguardo a Gerusalemme. E quelli mi risposero: "I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in gran miseria e nell'umiliazione; le mura di Gerusalemme restano in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco". Quando udii queste parole, mi misi seduto, piansi, e per molti giorni fui in grande tristezza. Digiunai e pregai davanti al Dio del cielo. E dissi: "O SIGNORE, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e fai misericordia a quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti.
Un brano che inizia con un pianto. Neemia ebbe questa reazione alle notizie che gli giungevano da Gerusalemme.
(Neemia 1:8) Ricordati della parola che ordinasti al tuo servo Mosè di pronunciare: 'Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; ma se tornerete a me e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, anche se sarete dispersi negli estremi confini del mondo, io di là vi raccoglierò e vi ricondurrò al luogo che ho scelto per farne la dimora del mio nome'.
Neemia si affidava alla promessa del Dio fedele. Dio rispose a Neemia e diede grazia agli occhi di Artaserse per poter avere il permesso di recarsi a Gerusalemme
(Neemia 2:11-15) Così giunsi a Gerusalemme, e, trascorsi tre giorni, mi alzai di notte, presi con me pochi uomini, e non parlai a nessuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme. Non avevo con me altra cavalcatura oltre a quella che usavo. Uscii di notte per la porta della Valle, e mi diressi verso la sorgente del Dragone e la porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, quanto erano rovinate e come le sue porte erano consumate dal fuoco. Passai presso la porta della Sorgente e il serbatoio del Re, ma non c'era posto per cui potesse passare la mia cavalcatura. Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, me ne tornai a casa.
Neemia fece il giro delle mura e notò che la loro condizione era tragica. Le porte erano consumate del fuoco. (II Re 2:5). Gerusalemme divenne una città fantasma.
Allo stesso modo, anche la nostra condizione può essere tale quando le nostre certezze vacillano.
Neemia affidò l’impresa di ricostruire le mura a Dio. Anche in tutta la prova o la desolazione che viviamo, c’è Dio se ci affidiamo a lui. A Dio dobbiamo affidare il progetto di ricostruzione.
La parola di Dio ci dice di sbrigarsi e mettersi a ricostruire!
(Neemia 2:17-18) Allora dissi loro: "Voi vedete in che misera condizione ci troviamo; Gerusalemme è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco! Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme, e non saremo più nella vergogna!" Raccontai loro come la benefica mano del mio Dio era stata su di me, e riferii le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: "Sbrighiamoci e mettiamoci a costruire!" E si fecero coraggio con questo buon proposito.
Praticamente da dove si comincia a ricostruire se intorno a noi vediamo solo macerie? La cosa più facile sarebbe quella di aspettare.
(Salmo 23:4) Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza. Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.
Tante volte chiediamo a Dio di uscire dalla battaglia, ma non dobbiamo restare fermi, altrimenti diventa sempre più grande. Dio ci ha dato i mezzi per cambiare e migliorare la nostra condizione, ma non dobbiamo guardare alle nostre “macerie”. La parola di Dio è la “cassetta degli attrezzi” che ci scalda il cuore, ci dà conforto e ci apre gli occhi. Come affrontiamo i nostri problemi? Sbrighiamoci e mettiamoci a ricostruire.
(Neemia 6:15) Le mura furono portate a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni
Le mura furono portate a termine in 52 giorni! Sbrigati e ricostruisci perché la gioia sarà grande. Ognuno di noi conosce i propri limiti e le proprie difficoltà, ma Dio vuole risollevarci in tempi record. Tutto è basato sul nostro atteggiamento.
Dio si usa di noi per testimoniare che Egli è grande. Il nostro cammino cristiano non è una passeggiata. Neemia fu contrastato dall’inizio e allo stesso modo, quando siamo provati, tutti gli aspetti della nostra vita prendono un sapore diverso. Ogni cosa prende una piega strana e la vergogna che uno noti questa mia caduta, comincia a lavorare in noi. Ciò che ci abbatte e ciò che non siamo disposti ad ammettere.
(Neemia 4:1-3) Quando Samballat udì che noi costruivamo le mura, si adirò, s'indignò moltissimo, si fece beffe dei Giudei, e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: "Che fanno questi Giudei indeboliti? Li lasceremo fare? Offriranno sacrifici? Finiranno in un giorno? Faranno forse rivivere delle pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?" Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: "Costruiscano pure! Se una volpe ci salta sopra, farà crollare il loro muro di pietra!"
Le difficoltà ci sono, possiamo aver anche completato il muro, ma satana colpisce proprio quel punto fatto di pietre sepolte sotto mucchi di polvere. Sono le nostre imperfezioni e le nostre cicatrici. Sono tutto ciò che ci contraddistingue e ci rende unici. Abbiamo affidato a Dio per ricostruire nel bel mezzo della battaglia e Dio ha ricollocato ad uno ad uno i nostri difetti che fanno parte delle mura.
Un uomo di grande carriera, andò in prigione, e in questa circostanza che testimoniò e venne usato per la gloria di Dio. Disse: la vera eredità nella mia vita esiste nel mio più grande fallimento. La mia più grande umiliazione è stata l’occasione di essere usato per la gloria di Dio.
Dio ha trasformato quelle pietre in un’arma di difesa.
Salmo 51:13 Insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i peccatori si convertiranno a te.
Dio ristabilì Davide, ma non lo tolse dal suo posto. Quando si capisce di essere imperfetti, allora Dio si servirà di noi per aiutare altri. Non dobbiamo fermarci a vedere le pietre con rimpianto, ma come una possibilità di testimoniare a Dio.
Un brano che inizia con un pianto, ma finisce con la gioia di Gerusalemme
(Neemia 12:43) In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici, e si rallegrò perché Dio gli aveva concesso una gran gioia. Anche le donne e i bambini si rallegrarono; e la gioia di Gerusalemme si sentiva da lontano.
Una ricostruzione travagliata, ma che termina con grida di gioia. Dio da uno stato di miseria vuole risollevarci in tempo record, ma solo se affidiamo a lui il progetto di ricostruzione e con i mezzi che Egli ci dà. Non guardare alle pietre annerite come un punto debole, ma come un’arma per testimoniare agli altri. Le pietre annerite sono parte del muro. Solo Dio dà la forza che proviene dalle difficoltà. Che Dio possa migliorare il nostro atteggiamento ed essere strumenti solidi nelle mani di Dio.