Saper discernere
- by FDG
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19 settembre 2021
Lettura: Filippesi 1:21-26
(Filippesi 1:21) Ma se il vivere nella carne porta frutto all'opera mia, non saprei che cosa preferire.
L’apostolo è fiducioso e tranquillo pur trovandosi in prigione (Filippesi 1:15). Paolo non difende la sua prestigiosa identità, ma esalta Cristo attraverso la difesa del vangelo. Cristo è la sua vita e non si preoccupa di alcuna conseguenza sulla sua vita.
Paolo afferma quindi che vivere è Cristo è il morire gli è guadagno. Paolo mostra di avere un fondamento sicuro e una fede incrollabile. Per avere la vita eterna, bisogna mettere la completa fiducia in Cristo Gesù. Non servono le buone opere, perché la giustizia umana, davanti a Dio è come un panno lordato.
Morire è guadagno. Paolo non escludeva di restare sulla terra. Partire (morire) sarebbe stato meglio per Paolo, ma restare non sarebbe stato inutile. Di fronte alla necessità bisogna scegliere e discernere quali sono le cose giusti e migliori. Paolo stesso affermo
(Filippesi 1:25) Ho questa ferma fiducia: che rimarrò e starò con tutti voi per il vostro progresso e per la vostra gioia nella fede
Per il credente la morte è partire per una destinazione conosciuta.
(Filippesi 3:20) Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore.
Il desiderio di Paolo era di partire perché veniva fuori da tutte le sue sofferenze e disavventure, per questa ragione afferma “io non saprei cosa fare”. Paolo aveva anche la convinzione che rimanere su questa terra sarebbe stato utile per gli altri. Tante volte non vogliamo servire Cristo perché ci costa.
Dobbiamo guardare il presente per capire quale sarà il nostro futuro. Abbiamo l’esempio di Cristo quando stava nel Getsemani (Marco 14). Gesù voleva che gli venisse allontanato il calice della sua agonia, ma allo stesso tempo voleva adempiere la volontà di Dio.
Se come credenti rinunciamo a tutto il mondo che ci circonda, e accettiamo qual è la piena volontà di Cristo, Dio manifesta la sua volontà in noi.
Quando ha Paolo ha compreso la volontà di Dio, ha rinunciato alla partenza. Ciò che aveva compreso Paolo è che la sua permanenza sulla terra, avrebbe prodotto un triplice risultato: il progresso del vangelo in mezzo ai Filippesi, la gioia della loro fede e portare il vanto in Cristo per loro stessi.
La fede in Dio non è autosuggestione, ma qualcosa di reale: la nostra certezza viene definita fede. In tutte le esperienze, dobbiamo avere l’obiettivo di onorare il nome di Cristo.
Dobbiamo essere sempre allegri. Paolo gioisce perché Cristo è una realtà nella propria vita e perché Cristo venina annunciato con potenza di spirito nonostante si trovasse in prigione. Cristo era l’oggetto della sua lode e della sua vita.
(Filippesi 1:20) secondo la mia viva attesa e la mia speranza di non aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte.
La tendenza di Paolo era migliorare e crescere sempre di più. Siamo chiamati ad essere fedeli per affrontare le nostre sofferenze e le nostre paure. Ricordiamoci che la morte è l’accesso alla gloria di Dio.