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Un cammino che trasforma

Un cammino che trasforma

by PR
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28 aprile 2022
Lettura: Luca 24:13-34

Le prime comunità cristiane utilizzavano diversi modi per sostenere l’avvenimento della morte e della risurrezione di Gesù Cristo. Oltre alla cena del Signore, in molti casi l’essenza della predicazione è il proclamare che Dio ha risuscitato e glorificato il Signore Gesù Cristo. In altri casi vengono utilizzati dei “credo” (I Corinzi 15:1-11) o degli inni (Fil 2,6-11). Nel nostro caso, viene affidato al racconto il compito di “far vedere” la fede. Il testo che analizzeremo brevemente c’invita alla partecipazione e alla gioia dei discepoli che ritrovano il Signore. In che modo possiamo incontrare Gesù? Questa è una domanda che dovrebbe essere per coloro che ancora non credono in Gesù, ma è una domanda rivolta anche noi.

Il capitolo 24 è un racconto di testimonianze della risurrezione suddiviso in tre tempi: (vv. 1-12) Cristo non è più nel luogo di morte, è assente; (vv. 13-35) durante il cammino dei due discepoli di Emmaus, in un primo momento Gesù è visibile ma in incognito ed in un secondo momento egli è stato riconosciuto ed è diventato invisibile; (vv. 36-46) apparizione ai discepoli in cui Gesù è presente ed è riconosciuto dai discepoli. Questa progressione fa da sfondo ad un importante verità, anch’esso progressiva. Gesù di Nazareth è il Cristo che adempie le profezie dell’Antico Patto.

Due uomini camminano su una strada e uno di loro si chiama Cleopa. Entrambi, sicuramente erano due discepoli di Gesù che si recavano verso un villaggio chiamato Emmaus. Mentre camminavano questi due discepoli parlavano di “tutte le cose che erano accadute” e che riguardavano in particolare la morte di Gesù. Durante il loro cammino, Gesù rivolge loro queste parole: «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?». I discepoli, pur avendo visto Cristo in modo tangibile, dimostrarono di essere ciechi. Come si riesce a riconoscere Gesù? La risposta prende la forma di un cammino che opera un certo numero di cambiamenti.

Per prima cosa notiamo che il banale cammino dei due discepoli verso un villaggio che si sarebbe chiuso all’arrivo ad Emmaus, si trasforma da una fuga triste di avvenimenti che avevano deluso le attese e le speranze ad un cammino con Gesù.

(Luca 24:21) “or noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto questo, siamo già al terzo giorno da quando sono avvenute queste cose.”

Per seconda cosa c’è una trasformazione del sapere. Il dialogo che vediamo nel testo lo possiamo dividere in due parti: in un primo momento vediamo Gesù nelle vesti di uno che, apparentemente non conosce i fatti come stanno mentre, i discepoli sanno fanno i “maestri”, perché conoscono i fatti, ma che in realtà non li hanno compresi veramente; nella seconda parte del dialogo è Gesù il vero maestro, e sono i discepoli ad essere apostrofati per la loro ignoranza sull’evidenza profetica che riguardava la sua sofferenza. Gesù illustra ai discepoli le scritture, ma nonostante questa spiegazione i discepoli non lo riconobbero.

Per terza cosa c’è una trasformazione della vista. L’interrogativo sul “vedere” è centrale anche nella relazione delle donne e degli altri discepoli in merito alla tomba vuota: ebbero una visione di Gesù vivo anche se non lo riconobbero. Quindi notiamo l’impedimento di riconoscere Cristo con i propri occhi, al riconoscere Cristo durante la frazione del pane.

(Luca 24:30-31) “E, come si trovava a tavola con loro, prese il pane, lo benedisse e, dopo averlo spezzato, lo distribuì loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero, ma egli scomparve dai loro occhi.”

Erano lì, in quella stessa sala, tre giorni prima, quando Gesù… “preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Così pure, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è sparso per voi. “

Il cammino triste dei due discepoli mutò, quindi tornarono a Gerusalemme per incontrare gli altri discepoli ed annunciare la notizia di aver visto Cristo risorto. Adesso sanno anche che la “non visibilità” non è “assenza”. Di fatto perché la loro vista subì una conversione: vedono per fede!

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