Obiettivi diversi
- by G. Covino
-
Visite: 178
30 giugno 2022
Lettura: testi vari
Una minaccia per la pace che c’indebolisce sia fisicamente e sia spiritualmente è la sofferenza. Sarebbe meglio non soffrire, ma tutti dobbiamo imparare a convivere con la sofferenza. Sofferenza e dolore non sono la stessa cosa: è il dolore che provoca la sofferenza. Il primo martire della fede, Stefano, assaporò la sofferenza per l’annuncio del vangelo di Cristo e si ritrovò ad essere lapidato. Il Signore Gesù Cristo stesso, in Isaia 53, viene descritto come uomo di dolore e famigliare con la sofferenza. Un lutto, una delusione, un tradimento...
(Romani 9:2) Ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore.
Paolo soffriva nel suo interiore perché il popolo d’Israele non riconobbe il messia.
(Matteo 26:75) Pietro si ricordò delle parole di Gesù che gli aveva dette: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, andato fuori, pianse amaramente.
Pietro pianse amaramente dopo aver rinnegato Gesù.
(Giovanni 11:33-35) Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: «Dove lo avete deposto?» Essi gli dissero: «Signore, vieni a vedere!» Gesù pianse.
Gesù fremette nello spirito e pianse per la morte del suo amico Lazzaro.
Un uomo di Dio che ci aiuta a comprendere molto bene il problema della sofferenza è Giobbe, un uomo giusto ed integro, ma che per volontà di Dio dovette subire sofferenze. Giobbe soffrì grandemente, ma non peccò. (Giobbe 1:40-42)
Dio permise che Giobbe soffrì anche fisicamente, quando la moglie gli suggeriva di morire, quando tre dei suoi amici che lo andarono a trovare si rivelarono dei soccorritori molesti. I dolori di Giobbe aumentarono, a tal punto che accusò Dio di essersi accanato contro di lui. Alla fine la fede di Giobbe trionfa, e Dio gli diede il doppio delle ricchezze e altri figli. Questo è il trionfo della fede.
Nel popolo d’Israele c’era convinzione che la sofferenza è la conseguenza del peccato, ma non possiamo generalizzare. Solo Dio conosce la vera motivazione della sofferenza e il suo scopo. Tutto ciò che Dio fa è giusto, e alla fine della sofferenza avremo solo da imparare. Ci sono quattro tipi di sofferenza:
1) La sofferenza punitiva come conseguenza del peccato (il peccato di Adamo nel giardino dell’Eden con le sue conseguenze, o quando il popolo d’Israele per la sua incredulità vagò nel deserto per 40 anni).
(Salmo 89:32) io punirò il loro peccato con la verga e la loro colpa con percosse;
Sono esempi che c’insegnano che davanti al peccato Dio non rimane insensibile, ma non possiamo trascurare il suo amore perché in Cristo ci perdona sempre ogni volta che confessiamo il nostro peccato. Egli non ci castiga in proporzione alle nostre colpe.
L’insegnamento della Parola di Dio è di camminare nella santificazione progressiva e quindi non restare nella condizione in cui abbiamo conosciuto Cristo. Dobbiamo pertanto sforzarci di abbandonare tutto ciò che non onora Dio.
2) La sofferenza come conseguenza della riprensione divina.
(Proverbi 3:11) Figlio mio, non disprezzare la correzione del SIGNORE, non ti ripugni la sua riprensione;
Spesso facciamo di testa nostra e c’incamminiamo per vie sbagliate con atteggiamenti contrari alla parola di Dio e continuiamo a perseverare nei nostri sbagli e nei nostri peccati. Dio nella sua sovranità e nel suo amore può intervenire nei nostri confronti per disciplinarci. Come noi correggiamo i nostri figli con i metodi che riteniamo più giusti, Dio nella sua sovranità può decidere di farci soffrire con una sofferenza interiore per raddrizzare le nostre vie sbagliate. Zaccaria fu disciplinato da Dio perché quando l’arcangelo Gabriele gli rivelò che la moglie avrebbe partorito in età avanzata, non credette, e divenne muto.
(Luca 1:20) Ecco, tu sarai muto, e non potrai parlare fino al giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a loro tempo.
3) La sofferenza come conseguenza di una prova.
(I Pietro 1:6-7) Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo
Appartenere a Dio non significa essere esenti dalle prove e dalla sofferenza come se avessimo un’”assicurazione”. Nella sofferenza ci svuotiamo di noi stessi (superbia) e ricerchiamo Dio, Colui che può veramente aiutarci. Dio, con la sofferenza, ci da la forma che lui gradisce, impariamo ad essere sottomessi e ci prepariamo alla vera vita che ci aspetta nel cielo. Giobbe, anche se ad un certo punto accusò Dio, alla fine della sua storia, la sua fede restò incrollabile (Giobbe 42:2).
4) la sofferenza come manifestazione della gloria di Dio.
(Giovanni 9:1-3) Passando vide un uomo, che era cieco fin dalla nascita. suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» Gesù rispose: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui.
L’unico motivo per cui l’uomo era cieco dalla nascita è che in quel momento, in quel giorno e in quell’ora gli altri dovevano vedere manifestata la gloria di Dio. Da questo racconto certamente potrebbe sorgere una domanda: che Dio d’amore è se fa nascere e vivere una persona in cecità per tanto tempo? Questo fu l’atteggiamento di Giobbe quando disse a Dio: perché ti accanisci contro di me?
A volte anche noi abbiamo avuto questo atteggiamento: cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Chi fa così, la bibbia lo definisce privo di senno. È come chiedere a Dio conto del suo operato. Dio è sovrano e sa quello che fa, e noi sappiamo che lo fa bene e meglio di noi. Chi può conoscere pienamente i giudizi di Dio? Dio ha obiettivi diversi dai nostri.
(Isaia 55:8) «Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE.
Sottomettiamoci sempre alla sovranità di Dio. Possiamo considerare tre motivi per cui Dio permette la sofferenza ai suoi figli:
1) La sofferenza ci addestra a non appoggiarci a noi stessi, ma a dipendere da Dio ed accettare la sua volontà.
(II Corinzi 1:8-10) Fratelli, non vogliamo che ignoriate, riguardo all'afflizione che ci colse in Asia, che siamo stati grandemente oppressi, oltre le nostre forze, tanto da farci disperare perfino della vita. Anzi, avevamo già noi stessi pronunciato la nostra sentenza di morte, affinché non mettessimo la nostra fiducia in noi stessi, ma in Dio, che risuscita i morti. Egli ci ha liberati e ci libererà da un così gran pericolo di morte, e abbiamo la speranza che ci libererà ancora.
Anche quando l’apostolo Paolo era insieme a Sila in carcere (Atti 16). Sicuramente soffrivano, ma si rifugiarono in Dio e reagirono in un modo straordinario, cantando degli inni a Lui, e il risultato fu che il carceriere e la sua famiglia credettero e furono battezzati e un terremoto aprì i ceppi delle catene. Rifugiamoci in Dio per sperimentare la sua potenza.
(II Corinzi 12:9) …ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.
2) La sofferenza ci aiuta a comprendere la differenza tra ciò che è passeggiero e ciò che è eterno
(II Corinzi 4:16) Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.
Noi siamo gli utilizzatori della sua svariata grazia. Siamo diversi perché abbiamo la mente di Cristo. Per l’azione dello Spirito Santo che opera in noi, il nostro uomo interiore cresce ogni giorno nella conoscenza del nostro Dio. Più consociamo Dio e più giungiamo sempre di più al traguardo per ritirare il premio che arriverà a tutti coloro che hanno riposto la fede in Cristo Gesù.
3) Dio permette la sofferenza perché ci fa desiderare il ritorno di Cristo
(Romani 8:18) Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo.
Per nostra esperienza, a volte le sofferenze possono essere insopportabili, ma l’apostolo Paolo che anche la sofferenza più atroce non potrà mai paragonarsi alla gloria che ci è riservata nel cielo quando vivremo per sempre con Cristo. Non una bella storia che viene raccontata, ma la realtà che tutti i figli di Dio attendono.
(Atti 1:11) Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo.
Consoliamoci con questa bella eredità. Ciò che accade ogni giorno ci mostra che il Signore è vicino e le promesse della Parola di Dio si stanno avverando. Presto finirà tutto. Con Cristo ci sarà tutta un'altra vita. Cristo stesso asciugherà ogni nostra lacrima.
(Apocalisse 21:4) Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate.
Per gli indifferenti e gli increduli non sarà così. Quel giorno Dio farà la differenza. La sofferenza ci insegna che Dio ci consola e ci insegna a consolare anche gli altri.
(II Corinzi 1:3-4) Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione;
Quando noi siamo nella sofferenza e come se fossimo alla scuola di Dio. Riceviamo la consolazione e impariamo a consolare gli altri. È un grande dono. Come dobbiamo accogliere e reagire alla sofferenza? Giobbe soffrì perché aveva perso tutto, ma benedì Dio. Parole semplici, ma difficili da mettere in atto. Il nostro confronto non è con il mondo, ma con la parola di Dio. Dobbiamo sforzarci ad essere sottomessi alla sua volontà.
(Ebrei 12:2) fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.
Per la gioia che gli era posta dinanzi, Cristo sopportò la croce. Egli è il maestro perfetto della sofferenza: soffrì per i beffeggiamenti, per le ingiurie, conobbe il dolore fisico… conosceva le grandi sofferenze che avrebbe dovuto affrontare, ma quelle sofferenze gli avrebbero procurato una grande gioia: la chiesa. Un'unica fede che forma il tempio di Dio.
Qual è la sofferenza che stai attraversando? Stai soffrendo per una malattia? Per un lutto? Perché hai subito un maltrattamento o ingiustizia? Gesù vuole rassicuraci. Qualunque sia il motivo, dobbiamo ricordarci che non siamo soli.
(Isaia 43:2) Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà,
Non è facile vedere l’amore e la vicinanza di Dio nella sofferenza perché fissiamo l’attenzione sul problema, ma propri in quei momenti dobbiamo ricordarci in cui abbiamo creduto, e la fede viva che deve condurci a Dio e farci sperare nell’intervento di Dio a nostro favore. Finché siamo in vita lui vuole stare sempre al nostro fianco,
(Geremia 29:13) Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore;
Coraggio. Soffriremo ma alla fine rimarremo in piedi perché la nostra fede è poggiata sulla roccia che è Cristo. Dobbiamo solo avere l’occhio rivolto verso di lui.
I tre amici d Daniele furono gettati nella fornace ardente, ma il fuoco non li consumò perché Cristo era in mezzo a loro nella fornace.
(Salmo 73:25) Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te.