Nel mondo, ma non del mondo
- by SP
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22 settembre 2022
Lettura: testi vari
Ti è mai capitato di soffermarti un attimo per riflettere, interrompendo l’andamento frenetico della tua quotidianità, magari appoggiandoti sulla ringhiera del tuo balcone, osservando l’inesorabile scorrere del tempo e l’andamento di questa società?
Spesso mi è capitato di interrompere le mie attività in questo modo per osservare obiettivamente ciò che accadeva intorno a me: persone che si sentono più “furbe” e più intelligenti di altre; la cattiveria, l’egoismo e l’indifferenza galoppante contrapposti a rari episodi di gentilezza, altruismo e bontà; il bene e il male che diventano un concetto relativo al modo di pensare, alla cultura e al contesto di vita di ogni persona; giovani che non hanno nessuna prospettiva di vita se non quella di sballarsi e divertirsi, vivendo alla giornata, senza porsi il problema del futuro, senza valori, senza rispetto e dignità e che trovano il loro mantra in canzoni che incitano a delinquere (“Maresciallo non ci prendi”); genitori che “parcheggiano” i propri figli per potersi divertire dimenticando la responsabilità alla quale sono chiamati, trascurandoli e trasmettendo loro un solo concetto: “Sono un peso”; animali che vengono considerati persone e persone che vengono trattate come animali, ecc…
In quei frangenti ci rendiamo conto di quale sia la realtà che ci circonda. A questo punto la domanda che ci poniamo è: dinanzi a tutto questo, il nostro senso di appartenenza a questa terra, aumenta o diminuisce? Ci sentiamo “alieni” o abitanti di questa terra? Ci identifichiamo o meno in questa società? Ognuno di noi può rispondere a queste domande, effettuando una profonda introspezione, dopo aver esaminato alcuni passi della Parola di Dio.
Il Signore Gesù , con la sincerità e la schiettezza che lo caratterizzavano, proclama una verità che ci aiuta a trovare risposte alle domande che ci siamo posti in precedenza.
(Giovanni 16:33) Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.
Gesù in questo passo afferma che la “tribolazione” (un termine che può avere molteplici significati e che possiamo riassumere con una sola espressione: disagio) sarebbe stata parte integrante della vita dei discepoli, una condizione “normale” nella quale si sarebbero costantemente venuti a trovare. Nel capitolo che precede il verso oggetto della nostra analisi, il Signore spiega ai suoi discepoli i motivi per i quali questa “tribolazione” (disagio, pena) presenta il carattere della normalità per un cristiano:
(Giovanni 15:18-25) Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; siccome non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è più grande del suo signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato, loro non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto tra di loro le opere che nessun altro ha mai fatte, non avrebbero colpa; ma ora le hanno viste, e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo è avvenuto affinché si adempisse la parola scritta nella loro legge: "Mi hanno odiato senza motivo".
Dal brano appena letto possiamo evincere 3 motivi principali per cui la sofferenza è una normale compagna di vita del cristiano:
1)il mondo odia Cristo e di conseguenza odia tutti i suoi seguaci ed il motivo è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più della luce, perché le loro opere erano malvagie.
La vita del cristiano è paragonabile a quella del salmone. Infatti, dopo aver vissuto 4 anni in mare egli sente l’istinto di risalire i fiumi controcorrente per potersi riprodurre. Non tutti i salmoni riescono a raggiungere l’obiettivo perché muoiono durante il tentativo. La medesima sorte spetta comunque a tutti i salmoni perché, non appena raggiungono la metà e riescono a riprodursi, muoiono per l’eccessivo dispendio di energie. I cristiani si ritrovano a nuotare controcorrente in un fiume in piena rappresentato dalla maggioranza delle persone e questo produce un inevitabile dispendio di energie inteso come disagio, senso di inadeguatezza e alienazione dalla società odierna.
(Matteo 7:13-14) Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.
2) Non apparteniamo a questo mondo; Pensiamo al fenomeno dell’immigrazione che abbraccia tutto il mondo. Nessuno straniero, per quanto possa essere emancipata la popolazione di un determinato Paese, è ben visto dalla popolazione locale che nutrirà sempre diffidenza nei suoi confronti.
(Filippesi 3:20) Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore.
In quanto abitanti del Regno dei cieli e figli di Dio, le nostre abitudini di vita sono totalmente diverse da quelle degli abitanti della terra. Il cristiano non riuscirà mai a vivere a pieno la gioia del Signore fin quando non avrà chiara in se la consapevolezza del fatto che i suoi obiettivi, il suo comportamento, il suo parlare e i suoi pensieri sono totalmente diversi da quelli delle persone che lo circondano e che sono cittadini solo di questa terra.
(I Pietro 2:11) “Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima avendo una buona condotta fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà. Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca all'ignoranza degli uomini stolti. Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re.
Il nostro Padre celeste ci invita ad essere nel mondo che ci ospita senza conformarci ad esso. Il nostro obiettivo è portare la luce che inonda il Regno dei cieli tra la gente di questo mondo, combattendo contro le armate di un altro mondo che cerca di rovinare e distruggere quello nel quale siamo stranieri ed ospiti. Pur avendo questi nobili scopi, non essendo più parte di questo mondo, esso e i suoi abitanti nutriranno sempre una repulsione nei nostri confronti per via del nostro “passaporto”.
3-La Scrittura aveva preannunziato questa ondata di odio e di conseguenza la nostra incompatibilità con la società; Secondo le profezie, Cristo doveva essere “odiato senza motivo”.
Quando siamo travolti dall’odio della società nei confronti del cristianesimo dobbiamo essere consapevoli di una verità fondamentale sottesa in questo verso: Dio ha il controllo totale di ogni aspetto della realtà spazio-temporale.
Questa verità deve indurci ad avere completa fiducia nei confronti del nostro Dio. Egli è onnisciente ed onnipotente. Nell’accettazione di questa verità alberga la pace perché nel momento in cui comprendiamo che tutto andrà come Dio vuole che vada, riusciamo a gioire in Lui nonostante il senso di inadeguatezza ed estraneità alla realtà in cui viviamo. Alla luce di tutto quello che abbiamo detto finora, possiamo affermare con forza che ogni cristiano, con piena certezza, convive quotidianamente con un disagio o una pena nel cuore a causa di qualunque tipo di pressione che Satana, il mondo e la carne esercitano su di lui, dovuta alla sua appartenenza a Cristo.
Secondo quanto ci insegna questo verso, la soluzione per avere sollievo dalla “tribolazione” proviene da dentro noi stessi: “Fatevi coraggio”. Dagli originali questa espressione significa “essere coraggiosi”, “farsi animo”, “rallegrarsi” e secondo gli studiosi, era un’espressione che venne utilizzata solo dal Signore e in molte altre occasioni.
Tutto ciò ci porta a considerare che in mezzo alle difficoltà che questa vita (qualsiasi difficoltà dovuta alla nostra appartenenza a Cristo) ci pone davanti, dobbiamo avere un atteggiamento risoluto, coraggioso e tenace. Dio ci offre la fonte della motivazione, una consapevolezza importante che Egli stesso infonde nei nostri cuori: Gesù ha vinto il mondo e noi siamo vittoriosi insieme a Lui! Tuttavia, siamo noi che dobbiamo agire, riscoprendo tale consapevolezza in noi stessi, evitando di abbandonarci alla depressione e alla potenza della sofferenza che ci travolge.
In diverse altre occasioni, Dio ha provveduto a fornire ai Suoi servi la fonte della loro motivazione, esortandoli a farsi coraggio e a fare il primo passo.
(Giosuè 1:1-9) Dopo la morte di Mosè, servo del SIGNORE, il SIGNORE parlò a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè, e gli disse: «Mosè, mio servo, è morto. Àlzati dunque, attraversa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figli d'Israele. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè, dal deserto, e dal Libano che vedi là, sino al gran fiume, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Ittiti sino al mar Grande, verso occidente: quello sarà il vostro territorio. Nessuno potrà resistere di fronte a te tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Sii forte e coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dar loro. Solo sii molto forte e coraggioso; abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data; non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai. Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai. Non te l'ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai».
Notiamo le seguenti espressioni: alzati, sii forte e coraggioso, non ti spaventare e non ti sgomentare. Per ben 3 volte, Dio esorta Giosuè ad essere forte e coraggioso, a farsi animo per poter intraprendere le opere alle quali Dio lo stava chiamando. Fratelli e sorelle, non aspettiamo che Dio ci infonda una forza particolare dal cielo o faccia qualcosa di simile, Egli ci ha già dato la fonte della nostra motivazione: Egli ha sconfitto la morte, il peccato, Satana e il mondo, Egli è il Re dei Re, il Signore dei Signori, siamo Suoi figli, gli apparteniamo per sempre e un giorno lo vedremo, siamo Suoi ed Egli è con noi ogni giorno!
Ora tocca a noi. Siamo noi i protagonisti della nostra vita, Dio non vivrà al posto nostro, non farà scelte al posto nostro! Abbiamo tutto ciò che ci serve per rialzarci dalle cadute, resistere alle tentazioni, sopravvivere alle sofferenze della vita e compiere le opere alle quali il Signore ci chiama!
Dipende da noi. A noi il primo passo per abbandonare delle dipendenze, a noi il primo passo per compiere grandi cose per Lui, a noi il primo passo per poter risalire dal baratro nel quale siamo sprofondati, a noi il primo passo per operare il tanto decantato risveglio, a noi il primo passo per poter cambiare le cose sul posto di lavoro, in famiglia e nelle relazioni con gli altri, ecc..
Se stiamo vivendo tutto questo e ci sentiamo pesci fuor d’acqua in questo mondo, sappiamo che non siamo dei cristiani eccezionali, particolarmente devoti a Dio, anzi, stiamo vivendo una vita cristiana normalmente tribolata. Gesù infatti, ricordò ai suoi discepoli un concetto molto importante che li doveva accompagnare ogni qualvolta avessero terminato un servizio per Lui: “consideratevi servi inutili” (Luca 17:10).
Se non sono queste le dinamiche che stiamo vivendo ogni giorno, anzi al contrario, tutto sommato non ci dispiace la vita che stiamo conducendo in questa società e ci sentiamo integrati alla perfezione, allora questa sera ti invito seriamente a riflettere su quale direzione sta prendendo la tua vita. Giunti a questo punto, sorge un ulteriore domanda: “Quanto siamo disposti accrescere il nostro senso di inadeguatezza su questa terra? Quanto siamo disposti ad essere tribolati pur di sentirci sempre più appartenenti al Regno dei cieli?
In un famoso passaggio del N.T., abbiamo l’esempio di persone che hanno deciso di vivere letteralmente come stranieri e pellegrini sulla terra pur di accrescere il loro senso di appartenenza al Cielo: Ebrei 11. Il verso in particolare, sul quale soffermiamo la nostra attenzione è il v. 38, nel quale lo scrittore agli Ebrei specifica, a motivo della fede di questi uomini e di queste donne di Dio, “di loro il mondo non era degno”.
Dio permette, attraverso l’ispirazione dello Spirito Santo, che l’autore agli Ebrei registri nella Parola di Dio un’espressione di questa portata! Dio considera tutti i campioni della fede compendiati in questo capitolo, persone delle quali il mondo e la società dei loro tempi erano indegni. La loro presenza nel mondo rappresentava una benedizione per le popolazioni tra le quali vivevano.
Per il Signore queste persone erano speciali, persone che il mondo non ha saputo apprezzare e valorizzare, anzi la maggior parte di loro furono scherniti, picchiati, disprezzati, ostracizzati e uccisi talvolta brutalmente. Tutti loro erano accomunati da una costante che li accompagnò per tutta la loro vita: non sentirsi parte di questo mondo. Il loro obiettivo era fissato dopo questa vita mortale, sulle cose invisibili ma eterne.
Questa sera noi possiamo ancora decidere se svuotarci completamente di questo mondo o rimanere indifferenti alla chiamata di Dio, lasciandoci assorbire dal materialismo impelagante dei nostri giorni.
(Colossesi 3:1-4) Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.
Sei a disagio in questa società? Ti senti un pesce fuor d’acqua? Questa vita non la senti tua? Gloria a Dio! Gioisci perché il sentimento di inadeguatezza che provi è una benedizione! Nella misura in cui vogliamo essere vicini a Dio, in modo più che proporzionale ci sentiremo fuori luogo su questa terra. Viceversa, più ci conformeremo a questa società o rimarremo indifferenti, in modo meno proporzionale ci sentiremo fuori luogo o inadeguati.