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Saliamo

by AM
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21 aprile 2022
Lettura: Numeri 13

Caleb era un capo di una famiglia patriarcale di Giuda e fu una della dodici spie. Il significato del suo nome è “cane” che non ha un gran significato, ma Caleb aveva una fede indistruttibile.

(Numeri 13:1-3) Il SIGNORE disse a Mosè: «Manda degli uomini a esplorare il paese di Canaan che io do ai figli d'Israele. Mandate un uomo per ogni tribù dei loro padri; siano tutti loro capi». E Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo l'ordine del SIGNORE; quegli uomini erano tutti capi dei figli d'Israele.

(Numeri 13:16-20) Questi sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare il paese. E Mosè diede a Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè. Mosè dunque li mandò a esplorare il paese di Canaan, e disse loro: «Andate su di qua per il mezzogiorno; poi salirete sui monti e vedrete che paese è, che popolo lo abita, se è forte o debole, se è poco o molto numeroso; come è il paese che abita, se è buono o cattivo, e come sono le città dove abita, se sono degli accampamenti o dei luoghi fortificati; e come è il terreno, se è grasso o magro, se vi sono alberi o no. Abbiate coraggio e portate dei frutti del paese». Era il tempo in cui cominciava a maturare l'uva.

(Luca 6:43-45) Non c'è infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono; perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto; infatti non si colgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva dai rovi. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore tira fuori il male; perché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca.

La parola di Dio è perfetta. Come Mosè invita le dodici spie a portare frutti, Dio ci invita a portare frutti buoni. Mosè voleva capire cosa c’era nel paese di Canaan, e allo stesso modo Dio lo fa con noi. È dal nostro atteggiamento che Dio ci riconosce. Dobbiamo portare frutti che siano buoni. Caleb era un uomo di fede. Com’era la fede di Caleb?

(Numeri 13:27-30) Fecero il loro racconto, e dissero: «Noi arrivammo nel paese dove tu ci mandasti, ed è davvero un paese dove scorre il latte e il miele, ed ecco alcuni suoi frutti. Però, il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e grandissime, e vi abbiamo anche visto dei figli di Anac. Gli Amalechiti abitano la parte meridionale del paese; gli Ittiti, i Gebusei e gli Amorei, la regione montuosa; e i Cananei abitano presso il mare e lungo il Giordano». Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè, e disse: «Saliamo pure e conquistiamo il paese, perché possiamo riuscirci benissimo».

Caleb fu l’unico a dire “saliamo” perché la sua fiducia era Dio. Questa è la forza che spinge Caleb a dire questa frase. Da dove riconosciamo ancora di più la fede di Caleb?

(Giosuè 14:6-14) I figli di Giuda si avvicinarono a Giosuè a Ghilgal; e Caleb, figlio di Gefunne, il Chenizeo, gli disse: «Tu sai quel che il SIGNORE disse a Mosè, uomo di Dio, riguardo a me e a te a Cades-Barnea. Io avevo quarant'anni quando Mosè, servo del SIGNORE, mi mandò da Cades-Barnea a esplorare il paese e io gli feci la mia relazione con sincerità di cuore. I miei fratelli, che erano saliti con me, scoraggiarono il popolo, ma io seguii pienamente il SIGNORE, il mio Dio. In quel giorno Mosè fece questo giuramento: "La terra che il tuo piede ha calcata sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre, perché hai pienamente seguito il SIGNORE, il mio Dio". E ora ecco, il SIGNORE mi ha conservato in vita, come aveva detto, durante i quarantacinque anni ormai trascorsi da quando il SIGNORE disse quella parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto; e ora ecco che ho ottantacinque anni; oggi sono ancora robusto com'ero il giorno in cui Mosè mi mandò; le mie forze sono le stesse d'allora, tanto per combattere quanto per andare e venire. Dammi dunque questo monte del quale il SIGNORE parlò quel giorno, poiché tu udisti allora che vi stanno degli Anachiti e che vi sono delle città grandi e fortificate. Forse il SIGNORE sarà con me, e io li scaccerò, come disse il SIGNORE». Allora Giosuè lo benedisse, e diede Ebron come eredità a Caleb, figlio di Gefunne. Per questo Caleb, figlio di Gefunne, il Chenizeo, ha avuto Ebron come eredità, fino a oggi: perché aveva pienamente seguito il SIGNORE, il Dio d'Israele.

Caleb non vacillò per tutti 45 anni e Dio lo conservò forte e vigoroso. A volte pensiamo che le promesse di Dio tardano a venire nella nostra vita, ma Dio adempie sempre le sue promesse e ci renderà sempre pronti e idonei per riceverle. Caleb ricevette le promesse di Dio all’età di 85 anni. Era un uomo anziano, ma nonostante ciò chiese a Giosuè il monte in cui abitavano i giganti e vi erano città fortificate.

(Salmo 92:13-15) Quelli che sono piantati nella casa del SIGNORE fioriranno nei cortili del nostro Dio. Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti,  per annunciare che il SIGNORE è giusto; egli è la mia rocca, e non v'è ingiustizia in lui.

Possiamo affermare che questo verso rispecchia la vita di Caleb… porteranno ancora frutto nella vecchiaia! Le sorelle e i fratelli anziani sono il più grande patrimonio che abbiamo nelle nostre chiese. È fede reale e vissuta che porterà ancora frutto nella vecchiaia e proclamerà che Dio è giusto.

La vita di Caleb c’insegna la fedeltà (come quella di un cane). Non importa come gli altri ci chiamano, ci considerano o cosa pensano di noi, ma ciò che importa realmente è come mi considera Dio ciò ch’Egli pensa di me.

"Dammi quel monte che Dio mi ha promesso!". Caleb andò a combattere i giganti. Chiediamo forza a Dio per combattere i nostri giganti. Andiamo a conquistare le anime che stanno andando verso la perdizione. Per questa battaglia siamo attrezzatissimi, ma non è previsto indietreggiare.

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