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Convenienza o convinzione?

Convenienza o convinzione?

by AR
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22 maggio 2022
Lettura: Amos 7;8:1-3

Finora abbiamo visto chi era Amos, abbiamo parlato del tema del giudizio di Dio di condanna di crimini di guerra delle nazioni che circondavano Israele, e di condanna dei peccati che la stessa nazione di Israele commetteva verso i deboli e i poveri. Abbiamo parlato inoltre di come Amos affronta il tema dell’elezione del popolo d’Israele e che, dal popolo eletto, Dio si attende una risposta (Genesi 18:19).

Qual è questa risposta? Praticare la giustizia. Un’idea dinamica sintetizzata nel verso centrale del libro (5:24): Scorra piuttosto il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne!

(I Timoteo 3:16-17) Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

Nonostante Israele subì diversi sconvolgimenti (carestia, siccità, crisi agraria, peste) che avrebbero dovuto indurre il popolo a tornare a Dio, il popolo continuò nell’ingiustizia verso i deboli, gli indifesi e i poveri. A ciò si aggiungeva una religiosità motivata dal desiderio di ottenere approvazione, riconoscimento da parte degli altri e autocompiacimento (4:4-5). Un popolo ribelle.

Amos, probabilmente all’inizio della sua attività profetica, ebbe quattro visioni (7:1-9; 8:1-3).

Nella prima visione Amos vede una nuvola di cavallette che mandano in fumo il lavoro di un’intera stagione. Il significato della visione è il seguente: Dio aveva progettato di distruggere il popolo d’Israele esattamente come le locuste avrebbero distrutto il raccolto. Amos intercede per il popolo, chiedendo a Dio perdonare Israele “piccolo com’è”. Dio si pente.

Nella seconda esperienza visionaria, (7:4) Il Signore, DIO, annunciava di voler difendere la sua causa mediante il fuoco: il fuoco divorò il grande abisso e divorò la campagna. L’immagine del fuoco, che ritroviamo anche nei primi due capitoli, allude agli incendi appiccati dagli eserciti invasori. Anche in questo caso il significato della visione è evidente: distruggere il popolo d’Israele, ma anche in questo caso Amos chiede a Dio di rinunciare ai suoi propositi. Dio si pente.

Nella terza visione, Amos vede (7:7) Il Signore stava sopra un muro e aveva in mano un filo a piombo. Se un muro non è a piombo, vuol dire che non è all’altezza e va demolito e rifatto. Dio annuncia la distruzione di tutti i luoghi sacri e un castigo che si abbatterà sulla famiglia reale (7:9).

Se nelle prime due visioni Amos intercede a difesa del popolo d’Israele, nella terza visione resta in silenzio. Israele non è all’altezza esattamente come un muro che non è a piombo. Alla distruzione segue il silenzio di morte della quarta visione (8:1-3): un paniere colmo di frutti maturi così com’era giunta a maturazione la fine del popolo d’Israele.

Tra la terza e la quarta visione troviamo lo scontro tra Amos e il sacerdote Amasia. Nella critica che Amos rivolge alle donne (4:1-3), in quanto mogli di uomini compromessi in ingiustizie, queste sono ritenute corresponsabili in egual misura per la condizione in cui versava la società del tempo.

Cosa riferisce il sacerdote al re?

(Amos 7:10-13) Allora Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d'Israele: «Amos congiura contro di te in mezzo alla casa d'Israele; il paese non può sopportare tutte le sue parole. Amos, infatti, ha detto: "Geroboamo morirà di spada e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese"». Poi Amasia disse ad Amos: «Veggente, vattene, fuggi nel paese di Giuda; mangia il tuo pane laggiù e là profetizza; ma a Betel non profetizzare più, perché è santuario del re e residenza reale».

Amos, di fatto non parla mai a titolo personale, ma nelle vesti di messaggero del Signore, e volutamente Amasia dà un’idea sbagliata del profeta riferendo al re solo una parte del messaggio di Amos. Amasia riferisce al re solo l’annuncio del castigo e nulla dice circa le accuse che costituiscono la ragione di tale annuncio. Amasia si rivolge ad Amos con il termine “veggente” e lo invita ad andarsene.

Quello che va sottolineato è che Amasia non pronuncia giudizi in merito alla verità o alla falsità del messaggio di Amos, e l’unica ragione per giustificare l’espulsione di Amos è che i suoi discorsi non sono ritenuti appropriati in un ambiente raffinato come quello del santuario regale.

Questo ci consente di evidenziare alcuni particolari importanti della predicazione. 1) Amos è un predicatore che osserva; 2) la sua predicazione, prima di scomodare il sommo sacerdote Amasia, era attiva da diverso tempo; 3) la predicazione di Amos è ritenuta insopportabile.

(2 Timoteo 4:3-5) Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.

(Amos 7:14-15) Allora Amos rispose: «Io non sono profeta, né figlio di profeta; sono un mandriano e coltivo i sicomori. Il SIGNORE mi prese mentre ero dietro al gregge e mi disse: "Va', profetizza al mio popolo, a Israele".

“Io non sono profeta né figlio di profeta”. Cosa voleva dire Amos? I figli dei profeti erano dei gruppi di profeti che si univano a un determinato maestro, o che erano al libro paga del re (I Re 18) e che già ai tempi di Geremia il termine profeta fosse diventato sinonimo di corruzione. In pratica Amos risponde ad Amasia: “io non sono uno di quei professionisti della religione pagati per pronunciare parole liete nelle occasioni pubbliche”.

Amos era una persona normale che si guadagnava da vivere perché di professione faceva l’allevatore e l’agricoltore e che ad un certo punto della sua vita… Il SIGNORE mi prese mentre ero dietro al gregge e mi disse: "Va', profetizza al mio popolo, a Israele. Il “vattene” di Amasia è controbilanciato dal “va’” di Dio con un triplice riferimento: mi prese… mi disse… …mio popolo.

(Amos 7:16-17) Ora ascolta la parola del SIGNORE. Tu dici: "Non profetizzare contro Israele e non predicare contro la casa d'Isacco!" Ebbene, così dice il SIGNORE: "Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie saranno uccisi con la spada, il tuo paese sarà spartito con la cordicella, tu stesso morirai su terra impura e Israele sarà certamente condotto in esilio, lontano dal suo paese".

La frase di Amos rivolta ad Amasia (16) “Ora ascolta la parola del SIGNORE”, ostenta un'altra caratteristica della predicazione: convinzione. Non è quello che dice Amos, ma ciò che dice il Signore.

Non è un discorso di convenienza, ma di convinzione. Se da un lato il criterio che sanciva ciò che si poteva dire a Betel era di convenienza (appropriato, confacente e adeguato), dall’altro la convinzione della predicazione è fatta sempre di parole taglienti.

(Ebrei 4:12) infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.

(II Timoteo 2:15) Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.

Che Dio ci doni la saggezza di tagliare rettamente la parola della verità.

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