Consapevoli di ciò che eravamo
- by D. Paradiso
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26 maggio 2022
Lettura: Efesini 2
È la fedeltà a Dio che rende la chiesa viva ed efficace. Oggi, più che mai, si susseguono i giorni della memoria (eventi storici, religiosi, sociale): si affida ad ogni giorno un argomento particolare, forse perché siamo troppo impegnati e non abbiamo la mente libera.
La parola di Dio è il libro della memoria. In tanti testi biblici troviamo la parola “ricordati”, a cominciare dei dieci comandamenti, nei salmi…
(Efesini 2:11-12) Perciò, ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d'uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo.
Il memoriale serve a non dimenticare un avvenimento importante, perché umanamente siamo in grado di cancellare i fatti importanti. Dio da ad Israele delle indicazioni riguardanti l’evento della pasqua.
(Esodo 13:14) Quando, in avvenire, tuo figlio ti interrogherà, dicendo: "Che significa questo?", tu gli risponderai: "Il SIGNORE ci fece uscire dall'Egitto, dalla casa di schiavitù, con mano potente;
Il secondo evento importante che troviamo nella bibbia è il memoriale della santa cena: “fate questo in memoria di me”. Gesù invita a non dimenticare ciò che sta per essere fatto. Questo evento dà luogo alla nascita della chiesa. Lo scopo di tutto questo è essere la testimonianza di sapere e conoscere l’opera di Dio. Al contrario di ricordarsi, dimenticare ha delle conseguenze (vedi Levitico).
Gli Efesini avevano conoscenza dell’opera di Gesù, ma non avevano memoria del passato riguardante Israele. “Ricordati” è richiamare l’attenzione su un fatto che non dev’essere dimenticato. Paolo non ha lo scopo di richiamare i credenti perché si erano dimenticati, ma la dimenticanza porta a sottovalutare l’opera che Dio ha svolto nella nostra vita.
Qual è stata la nostra reazione ad accettare l’opera di Dio? Ci ricordiamo del fatto che abbiamo creduto in Dio perché abbiamo sentito il bisogno di credere.
(Efesini 2:1) Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli.
Paolo sottolinea il passato perché la consapevolezza del nostro stato, ci rende consapevoli di ciò che non siamo. Chi ha sofferto la fame sa meglio di altri apprezzare il cibo. Allo stesso modo, chi è stato povero e bisognoso ed ora è benestante. “Ricordatevi” non per affliggersi, ma per apprezzare ciò che ora noi siamo.
(Efesini 2:6-7) …e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù
Il pericolo che corriamo è quello di abituarsi nello stato in cui stiamo. Siamo figli di Dio, siamo nella Sua grazia, ma dimentichiamo che un tempo eravamo figli d’ira, della disubbidienza, ribelli e morti.
Ricordarsi per mostrare e compiere le opere che Dio ha preparato per noi affinché le compiamo. Chi non è consapevole dello stato in cui era prima di conoscere il Signore, non avrà mail il desiderio di annunciare ciò che ora è. Il popolo d’Israele quando ad un certo punto non accettò la situazione in cui si trovava, ma rimpianse la schiavitù in Egitto. Rimpiangere ciò che eravamo, è la cosa peggiore che possiamo fare.
Dobbiamo essere invece consapevoli di essere stati portati nella beatitudine di Dio. Questa consapevolezza di questa convinzione porta all’espressione di ciò che sono e sarò.
La chiesa è fatta di persone che un tempo erano condannate, ma che ora sono figli di Dio ed eredi della promessa. Cosa faremmo se qualcuno ci ha lasciasse una grande eredità? Resteremmo silenziosi o salteremmo di gioia e mostreremmo la nostra gratitudine a chi ci ha arricchito?
Ciò ch’eravamo ha valore per ciò che siamo. Dio ci chiede di ricordarci per ciò che eravamo per vivere pienamente ciò che siamo.
(II Timoteo 1:7) Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, di amore e di autocontrollo.
Dobbiamo avere la forza che ci deve venire dalla consapevolezza di ciò che eravamo. Abbiamo bisogno di esser una chiesa zelante in opere buone, nella consapevolezza di essere la chiesa di Dio, di credenti rigenerati e di peccatori perdonati. Ciò ci porterà ad essere una chiesa viva e zelante che mostra la bellezza e la gioia di essere diventati ricchi della grazia di Dio.