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Quale abito indossi?

Quale abito indossi?

by GP
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07 agosto 2022
Lettura: Matteo 22:10-14

Vi siete mai chiesti quanto importante sia il vestito, inteso come apparenza? Indistintamente tutti noi decidiamo di indossare un vestito a seconda dell’occasioni, se siamo a casa indossiamo qualcosa che ci faccia sentire comodi, quando andiamo a lavoro decidiamo di indossare un abito che sia appropriato al contesto, quando veniamo in chiesa ci vestiamo diversamente, se poi siamo invitati ad un evento importante ci vestiamo in modo elegante o consono all’evento.

Anche la Parola di Dio parla più volte del vestirsi e dello svestirsi, di vestiti logori, di nuove vesti, di vesti di porpora, bianchi... Le domande che mi sono posto mentre scrivevo questo sermone sono state: quale vestito indosso? E sono sicuro di indossare quello giusto?

(Matteo 22:10-14) “E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali”. Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. E gli disse: “Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?” E costui rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: “Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lí sarà il pianto e lo stridor dei denti”. Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».”

Nel leggere i versi di questa parabola, ciò che ha catturato immediatamente la mia attenzione è stato quello che Matteo sottolinea che l’invito è esteso ad i cattivi ed ai buoni, mi ha incuriosito che fosse stata usata questa distinzione. Chi sono i cattivi? Chi sono i buoni?

Come avete potuto notare non è facile capire chi è il cattivo e chi il buono, come recita il detto “l’abito non fa il monaco”. Molto spesso la realtà è ben diversa da quella che appare.

Ciò che Gesù ha voluto sottolineare è che anche tra ”i nati di nuovo” non c’è una garanzia automatica della salvezza, se non c’è un  pentimento genuino seguito da quelli che sono i frutti prodotti dalla conversione (vedi Matteo 7:15-20) vuol dire che sto indossando l’abito sbagliato non quello adatto alle nozze. Il pentimento quando non è seguito da una reale conversione genera solo senso di colpa e legalismo.

Che aspetto ha un falso convertito? Spesso, è qualcuno che 1) è entusiasta del paradiso, ma annoiato dai cristiani e dalla chiesa locale; 2) pensa che il cielo sarà grande, che Dio sia lì o no; 3) afferma mi piace Gesù, ma non si è iscritto al resto: obbedienza, santità, discepolato, sofferenza; 4) Non può distinguere tra obbedienza motivata dall'amore e legalismo; 5) È disturbato dai peccati degli altri più dei suoi; 6) Valuta la grazia meno delle sue personali comodità.

Ma come descrive il Nuovo Testamento un vero cristiano? Secondo I Giovanni, il vero cristiano è qualcuno che: 1) Ama i compagni cristiani e la chiesa locale perché ama Dio (1 Giovanni 5:1); 2) Desidera la comunione con Dio, e non solo la felicità in cielo (1 Giovanni 1:6-7; 5:1); 3) Capisce che seguire Gesù significa discepolato (1 Giovanni 1:6); 4) Obbedisce a Dio per amore di Dio (1 Giovanni 5:2–3); 5) È desideroso di confessare e allontanarsi dal suo peccato (1 Giovanni 1:9); 6) Ritiene la grazia costosa e i suoi desideri di poco valore (1 Giovanni 1:7, 10).

Diventare cristiani significa intraprendere una vita di pentimento. Gesù l'ha descritta come prendere la nostra croce e seguirlo. Inizia in un momento nel tempo, ma continua in una vita di servizio e amore a Dio. Dietrich Bonhoeffer ha detto: "Quando Cristo chiama un uomo, gli ordina di venire e morire”.

Questa parabola è dura da ascoltare per diversi motivi. In primo luogo perché racchiude una verità non sempre semplice da accettare, quella di dover essere onesti con noi stessi e testare il nostro cuore per poter vedere se siamo nella verità.

In secondo luogo perché ci pone di fronte ad un Dio che è sì un Dio d’amore ma è anche il giusto giudice e Re. Questo lo vediamo nei versi successi quando, infatti la parabola anticipa quello che il Re (cioè Dio), confronta colui che nel giorno del giudizio sarà alla sua presenza  e nonostante, nel corso della sua vita abbia ricevuto l’invito a poter partecipare alle ‘nozze dell’ Agnello’ ma non essendosi riconosciuto bisognoso di essere salvato per mezzo di Gesù Cristo, non avendolo riconosciuto come Signore, non ha potuto comprendere l’importanza dell’abito adatto (come sappiamo quest’abito consiste nello spogliarsi del vecchio uomo per rivestirsi di Cristo ed essere simili a Lui) e quindi poter essere alla presenza del Re, nell’ultimo giorno l’abito che indosserà farà la differenza, e quello sbagliato determinerà il suo destino eterno.

Ma per quanto i versi di questa parabola siano ‘difficili’ da accettare, per quanto racchiudano un invito ad una riflessione introspettiva e sincera, sono anche il messaggio di un Dio d’amore che estende l’invito di poter diventare parte della sua famiglia,  a tutti, nessuno escluso, nessun peccato è in grado di sorprendere Dio tale da fargli titubare sulla possibilità di  accettare qualcuno come figlio o di avere delle riserve riguardo alle sue dimostrazioni d’amore. Il Re stesso, Dio, provvede l’abito per mezzo di suo figlio Gesù, per poter partecipare alle nozze di suo figlio.

Dio ci ha tratto fuori dalla misera condizione in cui eravamo, ci ha lavati, ripuliti e ci ha concesso di indossare un abito pulito, nuovo. Ha scelto noi non perché fossimo più bravi o fossimo i peggiori, ma perché come dice al verso 10 di questo capitolo di Matteo, perché eravamo nella marmaglia di gente buona e cattiva che lui ha invitato alle nozze e alle quali noi abbiamo accettato di prendervi parte.

Io spero con tutto il cuore che tu stia indossando l’abito giusto, per quanto mi riguarda voglio fare il possibile affinché il mio abito sia sempre pulito.

Devo essere sincero molto spesso tendo a perdere di vista quanto l’invito che Dio attraverso Cristo ha esteso anche quanto gli sia costato e quale privilegio sia, ed altresì l’importanza di avere l’abito giusto (i frutti, la fede, il pentimento) e per mezzo di questi versi Dio ha voluto ammonire prima di tutto me e riportarmi a riflettere su ciò che è davvero importante.

Io prego che le parole di questi versi biblici portino a riflettere anche te, a tenerti vigile ma anche entusiasta ed appassionato per Cristo. Non sei uno dei tanti ma sei colui che il Re ha invitato alle nozze del proprio figlio perché ti ritiene degno ed ha grande stima di te, tale da voler condividere con te questo momento importante.

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