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La gioia in Dio

La gioia in Dio

by LM
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06 ottobre 2022
Lettura: testi vari

Il mondo è segnato dal conflitto. Ci sono conflitti mondiali e nazionali, nella chiesa nella società nelle famiglie. Ci sono conflitti ovunque. Come mai esistono i conflitti? Soprattutto da dove hanno origine? I conflitti nella società esistono perché tutto il “sistema” non è in pace con Dio. A volte possono esserci conflitti in famiglia, nella chiesa, nelle relazioni proprio perché ci si allontana da Dio o si trascura la relazione con Lui. Spesso la mancanza di pace con gli altri può essere causata dal nostro essere testardi e dal non voler trovare un compromesso quando non siamo d’accordo e nell’avere per forza la ragione dalla nostra parte, pensando in maniera arrogante che la nostra opinione sia l’unica giusta.

(Giacomo 4:1-3) Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra?  Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri.

L’epistola di Giacomo è anche chiamata il libro dei proverbi del Nuovo Testamento. Brani come Giacomo 4 che ci offrono una serie di aforismi di saggezza pratica. Troviamo delle parole forti ed espressioni dure. Giacomo dice i litigi, le lotte, dispute e contese vengono da dentro di noi, dal nostro cuore decaduto. La motivazione che porta a questi conflitti è l’invidia che è un qualcosa di cui si parla raramente ai nostri giorni. L’invidia è il desiderio di poter godere dello stesso bene che altri possiedono. La bramosia è il desiderio intenso e fremente, che si manifesta soprattutto negli atti e nel comportamento.

Il conflitto è il frutto di cuori bramosi che vogliono ciò che hanno gli altri. L’invidia e la bramosia sono sempre state implicite nella nostra natura umana e peccaminosa. Volere qualcosa che non abbiamo non è sbagliato in sé. L’affermazione di Giacomo quando dice v.2 che non abbiamo perché non chiediamo è un invito implicito a chiedere a Dio di soddisfare i nostri desideri. A volte chiediamo cose buone con uno spirito sbagliato, o chiediamo per meglio dire per i propri interessi, possono anche essere desideri giusti e legittimi, ma se non è il momento per ricevere quella cosa che stiamo chiedendo a Dio, saremo lo stesso soddisfatti in Cristo?

Domandiamo male per spendere dei nostri piaceri, per esempio spesso ci avviciniamo a Dio con pretesa chiedendo sempre qualcosa a nostro favore, come se tutto ci è dovuto “Signore dammi questo, dammi quest’altro…” e non con uno spirito di lode e di adorazione, riconoscendo quanto Dio è grande nella nostra vita, nell’opera e nella situazione in cui ci troviamo.

Si cerca sempre di ricevere, come se fosse insito nell’essere umano, cercando sempre di arrivare a un nostro tornaconto o un proprio interesse. Abbiamo mai aiutato un proprio amico in difficoltà (economiche o qualsiasi altra cosa)? Dopo aver aiutato questo amico, ci sentiamo come se questo amico fosse adesso in debito con noi (perché l’ho aiutato) ma non è questo l’atteggiamento cristiano. (perche si rischia sempre di pensare di aiutare quel fratello perché cosi di conseguenza lui sarà in debito nell’aiutare me)

Pensiamo a quanto desideriamo cose materiali e terrene perché crediamo che esse ci renderanno felici rischiando di mettere il proprio piacere come fonte della nostra felicità. Ormai la nostra cultura, la società si basa sul piacere, ma felicità e piacere sono profondamente diversi.

Non sono contrario al piacere. Amo il piacere. Ma ricorda: il peccato ci tenta perché è piacevole—nel breve termine. Quando andiamo in contro a un piacere che ci porterà lontano da Dio, questo vuol dire disubbidire a Dio, La disubbidienza a Dio è un peccato e a volte scegliamo di testa nostra, di peccare perché pensiamo che quel peccato ci farà sentire bene. Ogni volta che pecchiamo, crediamo nella bugia originale di Satana, che ci tenta dicendoci che saremo felici se otteniamo il piacere che bramiamo.

Il peccato non renderà mai felici, non ci darà mai quella condizione di beatitudine e contentezza interiore. Noi cristiani sperimentiamo momenti di felicità, di pace, di gioia quando siamo in comunione con Lui, ma presto ce ne dimentichiamo e ci preoccupiamo delle bollette, delle nostre cose, e Improvvisamente diciamo: “Se solo avessi qualche soldo in più, se solo avessi un’auto migliore, se solo avessi una casa più bella, sarei finalmente felice”. Queste frasi diventano il nostro concetto di vita.

(Salmo 37:1-5) Non adirarti a causa dei malvagi; non aver invidia di quelli che agiscono perversamente; perché presto saranno falciati come il fieno e appassiranno come l'erba verde. Confida nel SIGNORE e fa' il bene; abita il paese e pratica la fedeltà. Trova la tua gioia nel SIGNORE, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore. Riponi la tua sorte nel SIGNORE; confida in lui, ed egli agirà.

Davide ci esorta a trovare la nostra gioia nel Signore, che appagherà i desideri del nostro cuore. Naturalmente, i “desideri” dei nostri cuori devono essere incentrati su Dio e sulla gioiosa e sempre maggiore soddisfazione che si ha nell’avere più di lui.

Dio non è adorato quando non è considerato prezioso e non si ha gioia in lui. La lode non è alternativa alla gioia, ma ne è l’espressione. Non gioire in Dio significa disonorarlo. Dirgli che qualcos'altro vi soddisfa di più è il contrario dell’adorazione. Se i nostri desideri sono rivolti alle cose di questo mondo che potrebbero distoglierci dalla nostra piena soddisfazione in Dio, allora non stiamo veramente gioendo in lui.

(Galati 5:24-25) Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito.

In questo verso possiamo notare un comando: gioire in Dio è un dovere di ogni figlio di Dio. Questo è il motivo per cui esistiamo: per esaltare la sua bellezza divina e gioire in Lui affinché Cristo diventi il nostro vero desiderio, la nostra vera gioia e il peccato sia disprezzato. La gioia coinvolge ed esprime la totalità del nostro essere. Non esiste una gioia ipocrita o finta. Puoi fingere di avere gioia quando non ne hai. Puoi fare finta di avere gioia, ma non puoi avere una gioia falsa. C’è qualcosa di puro, sincero e genuino sulla gioia che non si trova in nessun altro sentimento umano.

Lo scopo della creazione dell’essere umano non era semplicemente affinché noi fossimo felici, ma che lo fossimo nel contemplare Dio e la sua gloria. Non nel contemplare i nostri successi e le nostre fatiche. Non nel godere dei nostri appetiti sensuali. Non nell'acquisire una sana autostima o nell’acquistare una grande casa, o nell’avere più like e più popolarità. Dio è la fonte di ogni felicità.

(Ebrei 11:24-26) Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato. Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa.

Mosè, essendo stato cresciuto dalla figlia del faraone poteva perfettamente godere delle gioie momentanee e materiali che offriva l’antico Egitto, invece rinunciò a sé stesso e ai suoi desideri preferendo di ubbidire a Dio. Perché ubbidire a Dio? Mosè sapeva bene che c’è gioia nell’ubbidire a Dio. Ubbidiamo a Dio perché è giusto così, è la giusta cosa da fare, perché ci troveremo bene. Se ubbidiamo a Dio non ci sarà pentimento, ma a volte ci troviamo in situazione dispiacevoli perché in origine abbiamo preso decisioni sbagliate e agito di testa nostra, preferendo più quello ciò che vuole la carne anziché ciò che vuole Dio.

Mose aveva lo sguardo rivolto alle cose celesti, anziché a ciò che è terreno. Quando si parla di ricompensa spesso associamo qualcosa di cui ci meritiamo per aver compiuto un’azione di bene, ma la ricompensa nella parola di Dio non ha una funzione meritoria, ma consolatrice, proprio perché ubbidire non è facile, costa.  Ubbidire a Dio vuol dire anche rinunciare a noi stessi, perciò se decido di ubbidire a Dio, ne avrò ricompensa come consolazione. Quando siamo nell’afflizione, bisogna essere consapevoli che ubbidendo a Dio ne verremo consolati.

(II Corinzi 1:3-5) Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.

 

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