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Michea il Morasita

Michea il Morasita

by AR
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06 novembre 2022
Lettura: Michea 1;2

“I poveri di Giuda trovarono in questo formidabile predicatore, proveniente dalla campagna, un possente campione della loro causa” (Kyle M. Yates)

Michea. Il nome è una forma abbreviata dell’ebraico “Micayahu” che significa «chi è come Dio?», ed è identificato in relazione alla sua città nascita, Moreset. Di questa città si conosce ben poco, ma probabilmente è una delle città fortificate che facevano parte del sistema difensivo di Gerusalemme costruito dal re Roboamo. Le sue profezie sono citate cinque volte nel nuovo testamento e la citazione più nota è quella relativa alla nascita del Messia (cp 5; cfr. Matteo 2:6) E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele.

Michea è definito un uomo di grande sensibilità perché è addolorato dal catastrofico messaggio di cui deve farsi portavoce, ma allo stesso tempo è un uomo di grande solidarietà nei confronti dei suoi concittadini, identificandoli come “il mio popolo”, oppressi dai loro capi identificati come “macellai”.

(Michea 3:1-3) Io dissi: «Ascoltate, vi prego, o capi di Giacobbe, e voi funzionari della casa d'Israele. Non spetta a voi conoscere ciò che è giusto? Ma voi odiate il bene e amate il male, scorticate il mio popolo e gli strappate la carne dalle ossa. Essi divorano la carne del mio popolo, gli strappano la pelle di dosso, gli spezzano le ossa; lo fanno a pezzi come ciò che si mette nella casseruola, come carne da mettere nella pentola»

(Michea 3:5) Così parla il SIGNORE riguardo ai profeti che sviano il mio popolo e che gridano: «Pace!» quando i loro denti hanno qualcosa da mangiare, ma dichiarano la guerra santa contro chi non mette nulla nella loro bocca.

Cosa pensa il profeta Michea dei profeti del suo tempo? Uomini che sviavano il popolo. Questo ci rimanda al detto del profeta Amos quando rispose al sacerdote Amasia “Io non sono profeta né figlio di profeta” asserendo che di fatto c’erano dei gruppi di profeti che “adattavano” i loro oracoli a seconda del compenso ricevuto. Contrariamente a ciò, i requisiti di Michea sono ben definiti:

(Michea 3:8) Ma, quanto a me, io sono pieno di forza, dello Spirito del SIGNORE, di giustizia e di coraggio, per far conoscere a Giacobbe la sua trasgressione e a Israele il suo peccato.

(Michea 1:1) Parola del SIGNORE, rivolta a Michea, il Morastita, al tempo di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda. Visione che egli ebbe riguardo a Samaria e a Gerusalemme.

L’attività di Michea risale al tempo del re Iotam (750 a.C. 735 a.C.), del re Acaz (735 a.C. 715 a.C.) e del re Ezechia (715 a.C. 687 a.C.). Mentre l’attività di Amos è anteriore al 750 a.C., in un’epoca di calma e prosperità in Israele, già alla morte di Geroboamo II (753 a.C.) ci fu un deterioramento dello stato di Israele in cui si assiste ad anarchia politica, degrado spirituale e morale (Osea).

Nel 722 a.C. Israele cadde nelle mani dell’esercito Assiro, dopo che Giuda (Acaz) si unì all’esercito Assiro (divenendone stato vassallo con conseguente apostasia), per il rifiuto di Giuda di unirsi in coalizione con Israele e Siria contro l’impero Assiro. Il libro lo possiamo suddividere in tre sezioni in cui vi è un’alternanza di catastrofe e di speranza. Soffermiamoci sulla prima delle tre.

(1:2-5) Michea invita tutti gli uomini ad ascoltare l’accusa che Dio muove contro Samaria e Giuda e annuncia l’arrivo di una punizione:

(Michea 1:6-7) Perciò io farò di Samaria un mucchio di pietre nella campagna, un luogo da piantarci le vigne; ne farò rotolare le pietre giù nella valle, ne metterò allo scoperto le fondamenta. Tutte le sue immagini scolpite saranno infrante, tutte le sue offerte agli idoli saranno arse con il fuoco, io ridurrò tutti i suoi idoli in desolazione, perché sono offerte raccolte come salario di prostituzione e torneranno a essere salario di prostituzione».

Michea descrive la sua propria reazione alla distruzione (1:8-9) e il suo dolore diventa tanto più intenso quando contempla la marcia del conquistatore che, attraversando 11 città, condurrà i figli d’Israele in esilio (1:16). Il dato storico è che le armate di Sennacherib nel 700 a.C. arrivarono fino alle porte di Gerusalemme (II Re 18:13-16).

Il motivo della catastrofe? La trasgressione (passare i limiti imposti da una norma). Uomini che detenevano il potere (v.2:1), denaro e conoscenze sufficienti per ottenere quello che volevano a danno di altri. Uno sforzo teso ad accumulare le cose di altri.

(Michea 2:1) Guai a quelli che meditano l'iniquità e tramano il male sui loro letti, per eseguirlo allo spuntar del giorno, quando ne hanno il potere in mano!

La cupidigia. Il desiderio smodato ed egocentrico di ciò che appartiene ad un altro. La legge non transige: Non concupire la moglie del tuo prossimo; non bramare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo.

La relazione tra il re Davide e Bat-Sheba (II Samuele 11) è già un commento sufficiente per comprendere il significato della cupidigia. Davide si alza la notte, si mise a passeggere sulla terrazza e vide Bat-Sceba mentre faceva il bagno…e poi fece in modo di far morire Uria.

Altro esempio è il piano architettato da Acab e sua moglie Izebel (I Re 21) per entrare in possesso della vigna di Nabot. Acab voleva farsi un orto perché la proprietà di Nabot era contigua alla sua, ma l’eredità di un bene ricevuto dalla propria famiglia non poteva essere trasferito ad altri. Poi subentrò la moglie di Acab, Izebel, con l’inciso “la vigna di Nabot d'Izreel te la farò avere io”… e architettò un piano per far lapidare Nabot per poi far entrare Acaz in possesso della sua vigna.

Quando la persona o la cosa è fortemente desiderata da diventare un ossessione o una questione di vita e di morte, allora diviene essa stessa un idolo… e il decimo comandamento “Non concupire la moglie del tuo prossimo; non bramare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo” è in pratica ricollegato al primo “Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me”.

La cupidigia conduce alla macchinazione di un piano che si conclude con la morte di un innocente. Ai tempi di Michea era praticamente la stessa cosa: alcuni desideravano delle proprietà altrui stando alzati fino a notte fonda a studiare come riuscirci. Uomini insaziabili che volevano accrescere sempre di più il loro patrimonio immobiliare. Il popolo stesso era trattato da nemico dai suoi stessi capi (2:8)

(Colossesi 3:5) Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia che è idolatria.

(I Timoteo 6:6-10) La pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno. Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti. Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione. Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.

Qual è il messaggio di speranza?

(2:12-13) Io ti radunerò, o Giacobbe, ti radunerò tutto quanto! Certo io raccoglierò il resto d'Israele; io li farò venire assieme come pecore in un ovile; come un gregge in mezzo al pascolo; il luogo sarà pieno di gente.

Il verbo ascoltare ha una portata globale. Michea annuncia l’arrivo del Signore (v.3) non in risposta alle preghiere di un popolo in difficoltà, ma dal far conoscere al popolo la sua trasgressione (v.5): la città di Samaria è piena di idoli (v.7). La bibbia annuncia anche un'altra venuta del Signore: Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori (I Timoteo 1:15).

Oggi la chiesa attende l’ultima venuta del Signore Gesù che sarà gioiosa per alcuni, ma terrificante per altri (Matteo 25:31-46). Con questa ultima venuta si conclude il nuovo testamento.

(Apocalisse 22:20) Colui che attesta queste cose, dice: «Sì, vengo presto!» Amen! Vieni, Signore Gesù!

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