Dalla piccola città di Betlemme
- by AR
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18 dicembre 2022
Lettura: Michea 4:9; 5:5
Michea: “chi è come Dio?”. Il libro di Michea lo possiamo suddividere in tre sezioni in cui vi è alternanza tra catastrofe e speranza. La prima sezione, che interessa i primi due capitoli, Michea denuncia il peccato di concupiscenza: lo sforzo teso da parte di uomini di potere ad accumulare le cose di altri (meditano l'iniquità e tramano il male sui loro letti… Desiderano dei campi, e se ne impadroniscono; delle case, e se le prendono; così opprimono l'uomo e la sua casa, l'individuo e la sua proprietà).
La conseguente catastrofe è l’esilio prima del popolo d’Israele (622 a.C.) e successivamente di Giuda (588 a.C.).
Il messaggio di speranza: (2:12-13) Io ti radunerò, o Giacobbe, ti radunerò tutto quanto! Certo io raccoglierò il resto d'Israele; io li farò venire assieme come pecore in un ovile; come un gregge in mezzo al pascolo; il luogo sarà pieno di gente.
La seconda sezione interessa i capitoli 3;4:5 in cui Michea denuncia il peccato di corruzione: i funzionari pubblici, i sacerdoti e i profeti sono accusati di aver immolato la loro integrità sull’altare del denaro riempiendosi la bocca ostentando una falsa sicurezza: non ci verrà addosso nessun male! (la parafrasi di oggi è “andrà tutto bene”). La conseguente catastrofe: Il silenzio di Dio, ovvero nessuna risposta quando i capi chiederanno l’aiuto di Dio. Gerusalemme, in cui si potevano ammirare capolavori architettonici che avevano richiesto centinaia di anni di lavoro, sarebbe diventata un campo arato con una manciata di alberi sparsi.
L’anteporre la preoccupazione per le cose materiali alla fede, ha come conseguenza il silenzio di Dio. Se il nostro cuore non è alimentato da alcuna passione per la giustizia di Dio, vuol dire che non abbiamo niente da comunicare. Il messaggio di speranza che chiude la seconda sezione del libro (Michea 4:1-5), è un chiaro riferimento al regno milleniale in cui satana sarà legato per mille anni e non potrà sedurre le nazioni.
Michea cercava qualche persona onesta in una società che si stava sgretolando dal punto di vista morale, ma ovunque guardasse, vedeva malvagità, violenza e corruzione.
(Michea 7:2-3) L'uomo pio è scomparso dalla terra; non c'è più gente retta fra gli uomini; tutti stanno in agguato per spargere il sangue, ognuno dà la caccia con la rete a suo fratello. Le loro mani sono pronte al male, per farlo con ogni cura; il principe ha delle pretese, il giudice si lascia corrompere, il potente manifesta la sua ingordigia (avidità insaziabile) e ordiscono così le loro trame.
I capi del popolo che avrebbero dovuto garantire la giustizia, erano i primi a cercare i loro interessi piuttosto di quelli della collettività. La società era talmente corrotta che non ci si poteva fidare nemmeno dell’amico più caro, della propria moglie, dei propri parenti e addirittura dei propri figli. Michea era triste per la condizione in cui la sua nazione si trovava sapendo che presto sarebbe venuto il giorno in cui Dio li avrebbe giudicati. Michea aveva cercato di avvertire i suoi connazionali sul giudizio imminente di Dio, ma il suo messaggio è stato oggetto di scherno ed era stato invitato a tacere.
In questa descrizione troviamo molte similitudini con la nostra società e dimostra che l’uomo, in ogni epoca, quando si allontana da Dio ottiene sempre lo stesso risultato: la famiglia si sgretola, la corruzione dilaga, l’ingiustizia e l’immoralità dettano legge, il male viene chiamato bene e viceversa. Non ci si può fidare più di nessuno. Una società in queste condizioni, è al suo epilogo.
(Michea 7:7) Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il SIGNORE, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà.
In una società simile non si può fare altro che rivolgere lo sguardo verso Dio e ponendo in Lui la propria speranza. Questa è la nostra speranza: quando Cristo ritornerà per stabilire il suo regno, in quanto giustificati per mezzo di Cristo, saremo in questo regno di giustizia in cui non ci sarà posto per la corruzione.
(Michea 5:1-3) «Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni. Perciò egli li darà in mano ai loro nemici, fino al tempo in cui colei che deve partorire partorirà; e il resto dei suoi fratelli tornerà a raggiungere i figli d'Israele». Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del SIGNORE, con la maestà del nome del SIGNORE, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra.
È uno dei passi più noti dell’antico testamento ed è citato in Matteo 2:6 in relazione alla nascita di Gesù Cristo. Questo verso è il nucleo centrale della sezione (4:9 – 5:15).
Una persistente situazione angosciosa che inizia con un “Ora”. Un popolo in procinto di essere deportato che Dio salverà (4:9-10). Un popolo circondato da molte nazioni con la promessa che Dio sconfiggerà i loro nemici (4:11-13). Un popolo assediato con un re che è stato umiliato in pubblico (4:14).
In netto contrasto ad un popolo sotto assedio e di un re umiliato, viene ritratto un dominatore che governa con forza il suo popolo che vive nella sicurezza… Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del SIGNORE, con la maestà del nome del SIGNORE, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra.
Non si parla più di Gerusalemme, ma di Betlemme, Efrata. Betlemme è sempre ricordata come un piccolo villaggio, come una piccola borgata tra le migliaia di Giuda, ma con la fama di aver dato i suoi natali ad Isai (padre di Davide) discendente dall’intreccio della storia che troviamo narrata nel libro di Ruth (Isaia 11:1).
Un grande classico del tema biblico: Dio sceglie le persone più improbabili e più piccole per portare avanti i suoi propositi (Gedeone, Davide). L’annuncio che il Messia e salvatore del mondo è un bambino che giace in una mangiatoia.
(Luca 2:11-12) "Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia".
…egli li darà in mano dei loro nemici significa che il Signore farà soffrire per un certo tempo Israele, ma si tratterà di un periodo limitato evidenziato dall’immagine della partoriente (che comporta dolore immenso, ma di breve durata).
…e il resto dei suoi fratelli tornerà a raggiungere i figli d'Israele. il ritorno degli esuli segnerà la fine della sofferenza.
Un dominatore che regnerà con la maestà del nome del Signore e sotto questo regno il popolo vivrà in pace (avrà riposo). Questa è la testimonianza unanime del nuovo testamento: il messia si è rivelato nella persona d Gesù di Nazareth.
(Luca 1:32-33) Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine.
Ai tempi di Gesù, il popolo si aspettava l’avvento di un conquistatore militare e di un sovrano politicamente potente come lo fu il re Davide, ma Gesù aveva un programma diverso.
(Giovanni 18:36) Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi consegnato ai Giudei; ma ora il mio regno non è di qui»
Quali insegnamenti possiamo trarre? 1) che una società che si allontana da Dio ha delle conseguenze catastrofiche. Come credenti dobbiamo avere sempre lo sguardo rivolto a Dio, il Dio della nostra speranza, il Dio che ci ascolta; 2) quando ci si allontana da Dio, Dio rimane in silenzio, e questo accade quando anteponiamo alla nostra fede la preoccupazione di cose materiali 3) I propositi di Dio hanno avuto sempre compimento, così come si compirà lo stabilirsi di un regno eterno di pace, in cui Cristo sarà il Re. Questa è la speranza certa di chiunque crede.